– l tempo perduto è quello dell’amministrazione pubblica. Ne sono convinti l’economista Francesco Giavazzi e il giornalista Giorgio Barbieri che hanno presentato agli “Incontri con l’autore” il loro saggio (edito da Longanesi) “I signori del tempo perso”. Nella pubblicazione si parte da lontano citando l’abile opera di riforma dell’imperatore giapponese Mutsuhito, che tra 800 e 900, portò il Giappone da Stato feudale a potenza mondiale capitalistica, riuscendo a “privatizzare” persino i Samurai. Negli stessi anni l’Italia unitaria estende a tutto il Regno le norme dello Stato sabaudo.”In qualche modo l’origine di tutti i mali “ ha affermato Giavazzi. Nel saggio si delinea infatti “il cattivissimo funzionamento dell’Amministrazione pubblica e dello Stato” ma i due autori spiegano perché è importante fare come Mitsuhito, ovvero non andare allo contro frontale con l’amministrazione pubblica, ma trovare modalità nuove per promuovere concorrenza e trasparenza e sburocratizzare l’apparato statale. Giavazzi ha citato come esempio l’azione di Tiro Boeri che ha innovato radicalmente un “pachiderma” come l’Inps facendo ruotare i dirigenti in surplus a Roma nel resto d’Italia e imponendo loro di passare alcune ore al mese allo sportello parlando direttamente con i pensionati.

Le istanze innovative di diversi Governi, dal Berlusconi ’94, al Monti 2011, all’ultimo Renzi, per Giavazzi furono bloccati dai burocrati, non solo alti funzionari di Stato ma magistrati del Tar, Corte dei Conti e Consiglio di Stato. “Anche Mario Monti – ha spiegato Giavazzi – non riuscì a ridurre la spesa pubblica perché non riuscì a cambiare l’amministrazione pubblica”. “Il Governo Renzi e anche l’attuale Riforma Madia hanno come punto cruciale la nuova norma che impone ai dirigenti apicali di rimanere in carica per un periodo massimo di sei anni, perdendo poi quasi metà dello stipendio con la fine della funzione. Un mezzo per incentivare il passaggio dal pubblico al privato. Ma  proprio questo comma ha fatto saltare la riforma Madia, sono stati proprio gli alti burocrati dello Stato a farla cadere”. “Il fatto è che – ha aggiunto Barbieri – i giuristi hanno cercato di resistere  paralizzando tutto, producendo un’enorme mole di leggi che solo loro riescono a capire ”.  Come esempio concreto Barbieri ha parlato della recente sentenza del Tar sui direttori dei musei. “Perdere tempo fa parte di una certa casta che è riuscita a tenere in scacco i politici ed è in grado di bloccare le riforme che potrebbero portare l’Italia a livelli europei, come le riforme sulle Banche popolari e sulla Costituzione”. Consiglio di Stato e Corte dei Conti sono citati nel saggio come luoghi di  “strapotere”.  “Le riforme vanno fatte molto bene – ha affermato Giavazzi – perché se c’è anche un piccolo spiraglio i burocrati si insinuano e bloccano. Ma il paradosso è che le riforme sono scritte da coloro che hanno interesse a bloccarle.  Mafia capitale parla di corruzione non dello Stato ma dei funzionari oppure la vicenda del Mose, un ‘opera di oltre 6 miliardi di euro, che ancora non sta funzionando. Quando i soldi sono piovuti sul consorzio il presidente non andava più dai politici ma andava dal Capo di gabinetto, dal  giudice della Corte dei conti, dal  numero due della Guardia di finanza.Giancarlo Galan è diventato il mostro, in realtà non c’entrava nulla perché non aveva il potere di liberare finanziamenti, è stato solo colpevole di sedersi alla tavola dove si spartivano i soldi. Tra i casi citati uno anche a a livello internazionale:  nel 2013 si creò un ingorgo all’ingresso del ponte che collegava il New Jersey a New York. L’ente pubblico affermò che era  dovuto a lavori in corso.  Ma solo dopo si venne a saper che si trattava della ripicca del governatore del New Jersey perché  il sindaco del paesino, dove c’era l’ingresso al ponte,  si era opposto alla sua ricandidatura.  Per cambiare questo stato di cose Giavazzi e Barbieri propongono la riduzione massiva delle leggi, come in Georgia, e mantenere i funzionari nel loro posto per un periodo di tempo limitato. Tito Boeri infine è stato citato come esempio emblematico in questa direzione. Giavazzi ha raccontato come a Boeri, mai stato nella Pubblica amministrazione, venne dato un “pachiderma” come l’Inps e come lui decise di innovarlo mandando in provincia un quarto dei  dirigenti in surplus nella sede di  Roma (l’unico governo che lo fece fu quello di Ciampi) e chiedendo a ciascun dirigente di stare un certo numero di ore nello sportello pubblico per parlare con i pensionati.