CISGENESI, GENOMA EDITING E VINO BIONICO
TRENTINO VS ALTO ADIGE
Dunque, se capisco bene, la conclusione, una delle conclusioni, del convegno NATURAE ET PURAE, organizzato dall’amico e collega Angelo Carrillo in apertura di MWF, è stata pressapoco questa: la vitivinicoltura sud tirolese considera irricevibile l’idea propalata dal professor Attilio Scienza, idea che affida alla tecnologia spinta dell’ingegneria genetica da laboratorio, nelle sue diverse sfumature, il futuro del vino. Perché in Alto Adige si è capito che questa prospettiva spingerebbe inevitabilmente il loro vino verso una prospettiva di omologazione e replicabilità deterritorializzante e deidentificante. Un futuro tutto sommato verosimile, e persino legittimo, per il vino commodity destinato alla GDO internazionale, ma esiziale per un vino artigianale e descrittivo che produce valore diffuso anche, e soprattutto, in chiave metaenologica.
Al contrario, in Trentino al medesimo illustre luminare propagandatore delle magnifiche sorti progressive del vino bionico da molti anni si fanno ponti d’oro e qualche settimana fa gli si è concesso, senza contraddittorio, il palcoscenico di un convegno finanziato interamente da numerosi e variopinti enti pubblici per rilanciare le sue fantasiose convinzioni. E, per soprammercato, sull’onda dell’entusiasmo, all’esimio scienziato è stata offerta la testa di una delle più piccole e, diciamocelo pure, scassate denominazioni territoriali, quella del Marzemino. Naturalmente nel silenzio complice della politica e nell’indifferenza dei vignaioli e delle istituzioni del vino – era presente al creativo consesso cisgenico, silenziosamente presente, il coordinatore regionale delle Città del Vino.
E anche questo spiega la differenza fra un #territoriocheresiste e un territorio che cala, allegramente, le brache. E spiega anche perché un quintale di uva Pinot Grigio ad Appiano venga pagato 310 euro e a Borghetto molto meno della metà.

[tiziano tano bianchi]

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Dibattito ricco e articolato sul futuro della viticoltura quello svoltosi nell’ambito del Merano Wine Festival ma tutti concordi sull’obiettivo: la produzione dovrà essere sempre più sostenibile e il consumatore sempre più informato

Sono state le nuove tendenze del vino le protagoniste di Naturae ET Purae, prologo della 26a edizione del Merano Wine Festival, andata in scena il 9 Novembre nella splendida sala Deuster di Castel Trauttmannsdorff.

Il futuro del vino sarà sempre più rispettoso dell’ambiente e libero dalla chimica di sintesi, questo è ciò che è emerso nel convegno Naturae ET purae all’interno della rassegna “Bio&Dynamica”. I dati Nielsen mostrano un’Italia sempre più green con gli ettari vitati che nel 2016 hanno toccato i 103.545 ettari con una crescita del +23,8% rispetto al 2015.

Quo Vadis, The Future is Natural?” recitava in maniera provocatoria il titolo del convegno, curato dal giornalista enogastronomico Angelo Carrillo in collaborazione con il patron del Merano Wine Festival Helmuth Köcher, che ha registrato il tutto esaurito, ma come ci si arriva a questo futuro? A Merano si sono confrontate posizioni e visioni diverse riguardanti il futuro della viticoltura e dell’enologia, e tanti sono stati i riferimenti alla scalata di quote di mercato da parte dei vini biologici che nella GDO, come dimostrano i dati Nielsen, hanno visto un aumento significativo delle vendite di +19,7%.

Il convegno è stato ricco di spunti di riflessione offrendo un confronto tra ricerca scientifica e sensibilità ambientaliste, con la scienza e la cisgenetica da una parte e i vini naturali dall’altra; su queste tematiche si sono espressi 7 esperti del settore.

Da una parte c’è stato il punto di vista dei cosiddetti “vignaioli naturali”, sostenuto da Angiolino Maule, fondatore dell’interessante realtà “VinNatur” formata da 180 produttori, dall’altra parte il punto di vista scientifico caldeggiato dal professor Attilio Scienza. Tra i primi coloro che guardano all’approccio tecnico-scientifico con parziale diffidenza, mentre, al contrario le posizioni scientifiche, più avanzate, dopo aver superato le ricerche transgenetiche ritiene che sia la cisgenetica la chiave di volta per risolvere i problemi attuali e per rendere le viti più resistenti, agendo sul genoma della vite stessa, sempre però con il massimo rispetto del territorio e della natura.

“L’ostacolo principale alla diffusione dei vitigni resistenti è di natura culturale. Le stesse varietà attuali sono il risultato di incroci spontanei che l’uomo ha selezionato in funzione degli ambienti di coltivazione e della sua cultura” ha detto Attilio Scienza.

L’ago della bilancia è stato probabilmente il noto winemaker Giorgio Grai che si è espresso dichiarando che le posizioni non devono essere estremiste, né dal lato della ricerca scienza né da quello della natura:

Cambiamenti climatici, inquinamento delle città, mari e oceani con isole di plastica e terreni che ormai sono asfittici e morti, per il tipo di conduzione. Dobbiamo provare a migliorare le cose. Ci sono stati pionieri che hanno cominciato tempo fa e molti sono oggi quelli che tentano di porre rimedio a questo modo sconsiderato di coltivare, ma che non diventino talebani” ha detto Grai.

Le strategie sono diverse ma la finalità è la stessa”, con queste parole Angello Carrillo, ha concluso l’appassionato e a tratti teso convegno.

Il Merano Wine festival ha assunto un ruolo pionieristico su queste tematiche iniziando a parlarne già dal 2005 proprio attraverso il salone “Bio&Dynamica”.

La giornata è stata chiusa dall’esperto di cibi fermentati Carlo Nesler, che ha stemperato gli animi e ha introdotto l’argomento che si sarebbe sviluppato in maniera approfondita il giorno successivo.

Sono stati proprio i cibi fermentati, infatti, i protagonisti della prima giornata della rassegna Wild Cooking; attraverso un’affascinante serie di interventi e show cooking realizzati da Chef famosi come il neo tre stelle Michelin Norbert Niederfolker, Alessandro Gilmozzi, Burkhard Bacher e Alessandro Bellingeri, con il denominatore comune della fermentazione dei cibi seguendo le varie tecniche, dalle più antiche alle più recenti. Alla fine del convegno relatori e partecipanti hanno potuto ammirare le bellezze dei giardini di Castel Trautmannsdorf con una visita guidata dal responsabile Marketing e Strategia d’impresa. Dr.ssa Heike Platter. Una conclusione in do maggiore per affasciante convegno a più voci.