by Sara Di Lucia

[#giornataveronelli] Si sono riuniti presso i vigneti di Cimone tecnici, giornalisti ed amici di Gino Veronelli per ricordare l’intuizione avuta dal Vate del giornalismo enogastronomico italiano quasi quarant’anni fa.

In occasione di una sua vacanza nel territo trentino, di ritorno dalla vallata di Cei osservò alcuni terrazzamenti vitati (in gran parte abbandonati) situati sui pendii sud-orientali del monte Bondone. L’idea di Gino portò a suggerire a Francesco Spagnolli: “Qui c’è da fare un’altra Champagne!”; questi, seguendo il consiglio dell’Amico, avviò una serie di acquisti e di sperimentazioni volte ad appurare l’effettiva vocazionalità spumantistica di quegli impervi ambienti.

Ci sono voluti quasi quarant’anni di fatiche per coltivare (esclusivamente a mano) quei fazzoletti di terra piantati a vigneto, fatiche che per molto tempo sono rimaste pressoché esclusivamente sulle spalle del nonno Bepi (Giuseppe Spagnolli); attente valutazioni scientifiche (culitvar, porta-innesti, sistemi di allevamento, studio della maturazione) ed innumerevoli prove in fase di spumantizzazione, hanno portato alla convinzione che quel sito è particolarmente adatto all’ottenimento di spumanti di altissima qualità. L’eredità dell’idea e le sperimentazioni (con i loro risultati) sono state raccolte da Alvise Spagnolli, che ha tradotto il tutto in un concreto progetto volto a realizzare un prodotto aristocratico contraddistinto da un fine perlage.

All’incontro sono intervenuti Arturo Rota, quale grande custode della memoria e dell’archivio Veronelli (che ne ha ricordato la sua opera e la sua figura), Giuseppe Casagrande, il “decano” dei giornalisti enogastronomici trentini, che ha toccato gli aspetti più salienti e toccanti dell’impresa antesignana, non solo cartacea, ma anche radiofonica e televisiva, che Gino ha saputo compiere aprendo la strada a tanti altri che poi lo hanno seguito. Ha poi ricordato un suo emblematico editoriale dedicato proprio alla filosofia veronelliana e dal significativo titolo: “La vita è troppo breve per bere vini… cattivi”.

La storia dell’azienda, dai primi acquisti e fino ai nostri giorni è stata narrata da Francesco Spagnolli, che si è soffermato soprattutto sulla grande amicizia che lo legava a Veronelli (raccontando alcuni significativi aneddoti) e sulle peculiarità tecniche, nonché sulle prove sperimentali che hanno caratterizzato l’evoluzione del progetto dalle origini ai nostri giorni.

Ha concluso gli interventi Alvise Spagnolli, il quale, dopo aver raccontato come le fatiche del nonno, gli studi del padre e non per ultime alcuni episodi di esperienze personali avvenuti in Borgogna e Champagne, così come la fiducia ed il sostegno di una realtà internazionale di comunicazione e marketing, hanno acceso in lui la passione e la voglia di portare nella flute l’intuizione di Gino. Ora il tempo e qualche “enoico Spirito” ci diranno quando questo prodotto sarà sufficientemente affinato per essere presentato al pubblico.