MQT, acronimo di Marchio Qualità Trentino, è uno degli strumenti a cui si affidano i produttori trentini, ancora pochi se si escludono i grandi consorzi cooperativi delle mele e del latte, per valorizzare la filiera agroalimentare locale. Nato nel 2011 su impulso pubblico, ha cominciato a funzionare veramente solo da un paio d’anni. La maggior parte dei disciplinari di produzione (ad oggi sono 15), infatti, sono nati dopo il 2016. L’obiettivo è caratterizzare con un riferimento territoriale riconoscibile il cibo e le bevande, ad esclusione del vino, di origine locale. O quei prodotti che, pur lavorando su materie prime extraprovinciali, si caratterizzano soprattutto per la trasformazione in loco, per esempio Carne Salada e Speck.
I risultati per ora sono ancora modesti, se si guarda al numero di produttori che hanno colto questa opportunità, ma in prospettiva potrebbe essere questa la chiave di volta per l’affermazione del carattere territoriale della filiera agroalimentare trentina.
Ne abbiamo parlato con l’assessore all’Agricoltura Michele Dallapiccola, a cui si deve il nuovo impulso di MQT a partire dal 2016.
Assessore, come è nato questo marchio? E’ stata una genesi esclusivamente istituzionale o è nato su spinta dei produttori?
«Il marchio nella veste grafica attuale è nato nel 2011 e mi risulta abbia avuto una genesi prevalentemente istituzionale. Il Progetto di valorizzazione è invece iniziato al termine del 2016 e, devo dire, che è un ottimo esempio di genesi congiunta, ossia la spinta dei produttori ha incontrato immediatamente la volontà istuzionale».
E i disciplinari che via via vengono approvati, come nascono?
«Una prima proposta di disciplinari viene predisposta dai produttori, normalmente attraverso la loro associazione rappresentativa.
Non nascondo che, per alcuni settori, sono stati stimolati dalle nostre strutture nella predisposizione della proposta ma è anche vero che è un processo che, una volta avviato, da spesso ottimi risultati».
La loro elaborazione è condivisa con i produttori?
«I produttori hanno un ruolo importante nell’elaborazione dei disciplinari, fermo restando che le opportune verifiche/valutazioni/modifiche/integrazioni restano in capo ad un soggetto “neutro” quale è il Comitato tecnico Qualità Trentino, insediato presso il Servizio Sviluppo Rurale della PAT. L’approvazione definitiva avviene comunque tramite deliberazione della Giunta provinciale».
Il paniere dei prodotti è molto ampio e sulla carta abbraccia quasi tutta la produzione agroalimentare; durante il suo assessorato è stata approvata la maggior parte dei disciplinari. Ma se si escludono il settore delle mele e quello del latte e suoi trasformati, insomma i grandi consorzi cooperativi, il numero dei produttori aderenti sembra poco significativo, si conta sulle dita di due mani. Come mai?
«L’approvazione del disciplinare è il primo atto al quale poi seguono altre attività che permettono al produttore di aderire al progetto e quindi ottenere il marchio. Il disciplinare per l’accertamento dei parametri prevede una procedura di certificazione effettuata da un ente certificatore esterno, questa procedura richiede un tempo di approvazione, analisi e verifica, talvolta precedute da attività di qualche adeguamento nella filiera produttiva. Entro l’estate il paniere sarà ben più ampio e comprenderà anche pasta, erbe officinali, biscotti e uova. E sono in arrivo ben una ventina circa di nuovi produttori».
Quali sono oggi i volumi e i valori sostenuti dal MQT? Ma soprattutto il marchio si rispecchia nel prezzo finale del prodotto e in quale misura?
«E’ nostra intenzione predisporre un sistema di monitoraggio preciso sugli effetti del MQT in termini di volumi e prezzi di vendita. Al momento il sistema di monitoraggio riguarda il valore percepito del MQT da parte dei consumatori trentini: ogni 2 anni viene sviluppata un specifica ricerca di mercato che sta dando risultati davvero lusinghieri . Possiamo comunque rifarci anche ad altri mezzi di monitoraggio, quali possono essere i giudizi dei produttori e di altri protagonisti del progetto, quale la GDO locale. Entrambi i soggetti ci stanno riferendo di ritorni molto importanti in termini di valore aggiunto, che possono arrivare al 20% del valore del prodotto».
Ad un primo esame, il marchio qualità trentino sembra sostenuto da disciplinari più rigorosi rispetto a quelli applicati in Alto Adige. Eppure il marchio sudtirolese generalmente viene percepito dal consumatore come garanzia di maggiore qualità territoriale. Secondo lei quale è la ragione?
«La scelta di una politica di qualità può differenziarsi per taluni aspetti da quella in vigore in Alto Adige, proprio perché nasce dalla valorizzare delle proprie peculiarità da parte delle categorie produttive in sintonia con un territorio e cultura diversi e la percezione delle stesse da parte del consumatore. I nostri produttori stanno scegliendo coraggiosamente un posizionamento di mercato medio/alto che permetta loro di differenziarsi rispetto alla concorrenza. Ne è un esempio lampante la scelta di produrre Speck MQT solo con suini italiani che permettono di avere un prodotto finale più costoso ma con un livello qualitativo di eccellenza.
Inoltre è da considerare che il marchio MQT è un marchio giovane rispetto al cugino sudtirolese, la cui promozione è iniziata circa 8 anni fa, ma, mi sembra, stia intraprendendo un percorso davvero virtuoso. Infine un’ultima considerazione: mi sembra di cogliere un maggiore affetto del mercato sudtirolese verso il prodotto autoctono».
Assessore, un’ultima cosa. Come sa nel cuore di Territoriocheresiste c’è soprattutto il vino, spieghi ai lettori perché il marchio di qualità, a differenza di quello territoriale Trentino, non può essere usato sulle etichette del vino.
«Il vino, come l’olio, ha una specifica normativa relativa all’etichettatura che impedisce l’uso di marchi di qualità e di origine.
Per questi prodotti, se contraddistinti da Dop o Igp, vi è invece l’opportunità di usare il marchio territoriale Trentino. Alcuni produttori stanno cogliendo questa opportunità e stanno dialogando con Trentino Marketing per studiare la miglior modalità di utilizzo del marchio territoriale sulle bottiglie e sugli altri mezzi di comunicazione aziendale».
per approfondimenti sul marchio
Giornalista e blogger con uno sguardo curioso, e a volte provocatorio, verso la politiche agricole; appassionato di vino, animatore di degustazioni fra amici e di iniziative a sfondo enologico, è tra i fondatori di Skywine – Quaderni di Viticultura e di Trentino Wine. Territorialista, autoctonista e anche un po’ comunista. Insomma contiene moltitudini e non se ne dispiace!
Ignorati da Provincia e funzionari che gestisce tale marchio ……. Avanti con il far nulla….. Ottobre si avvicina ……
A me sembra invece che almeno su questo fronte l assessore abbia fatto molto negli ultimi due anni
Quando hai tempo parliamo personalmente
Francesco Dall’Alda .. se ne può parlare anche in pubblico del Marchio. Magari può essere utile per capire meglio.