Dunque, forse durante questo mio esilio forzato dalla vita sociale mi sono perduto per strada qualche pezzo.
Ne sono sempre più convinto.
Sfoglio la carta vini di uno dei ristoranti più glam di Milano – lo stesso che nella sua comunicazione aziendale si fregia di mettere in carta il menu degustazione più costoso della città: 200 euro – e scopro che in lista ha solo tre ottimi TRENTO (i tre moschettieri della Real Casa Ferrari), ma che gli stessi sono inseriti (alla fine e pur con l’indicazione “Trentino”) nella sezione FRANCIACORTA BRUT e prima della sezione FRANCIACORTA ROSÉ. E comunque senza alcuna indicazione di denominazione.
E tralascio le altre spassose amenità (il povero Monsupello, per esempio, diventa fantasiosamente uno Chardonnay tutto franciacortino) contenute nella carta vini del prestigioso (?) ristorante meneghino.
Amici miei, Nereo (Pederzolli), Franco (Ziliani), Angelo (Carrillo), Angelo (Peretti), Giampietro (Comolli), aiutatemi voi a rimettermi al passo con i tempi, please.
E spiegatemi come mai sono stati modificati i disciplinari e cambiate le denominazioni. E perché? E quando?
Ps: Fra l’altro il medesimo ristorante quest’anno è stato insignito del Premio Trentodoc – Gambero Rosso (istituito alcuni anni fa in collaborazione con un ente funzionale della Provincia di Trento) per la miglior Lista Vini. Ma questa è una nota en passant.Fra uno stupore e uno sghignazzo.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Anche Metternich parlava della Franciacorta…
Appunto prezzi folli extra brut Uberti si paga Franco cantina intorno ai 12,00€ 60 mi sembra eccessivo per qualsiasi posto in Italia
la questione è ampia e parte da lontano. ampia perché non è solo una questione di DO ma anche di territorio di forza locale di prospettiva di scelte (la qualità è fuori discussione) fra priorità diverse. in Francia ho imparato che anche il vino ha priorità e un ordine di impegni, come la vita. essere spugna o giocare di rimbalzo è deleterio e gli altri prendono quello che serve…poco o tanto, stelle e non stelle, regole e certezze, prezzo o non prezzo… esperienza personale
Priorità e ordine di impegni. Qui purtroppo ad esclusione di quelle piccole cantine private vedo solo un avanzare a piccoli passi come se credessero di essere in un campo minato perche vedono le bandierine del golf.
magari ci fosse la regola dell’handicup in partenza del golf e le regole di correttezza del golf! il solo successo all’export non fa bene al vino italiano. avvicinare produttore e consumatore ma con chiarezza informazioni e con spazi culturali
Sembra quasi che il quadro sia chiaro a tutti fuorche chi comanda 😑 in più sui nostri giornali quando si parla di contadini o lo si fa per i trattamenti, o per i presunti redditi milionari… concorso sulla questione cultura cultura cultura. Ma a 360gradi!
…..ahhhh. la dico grossa: credo che molto di questo caos, situazione vino e non solo… dipenda dalla assenza di lezioni nella scuola italiana di “educazione civica, domestica e sociale” alle elementari! io me la ricordo e insieme alla educazione interno alla famiglia…forse mi hanno insegnato qualcosa utile anche nel vino. guarda caso !
…il potere logora chi lo tiene troppo tempo e si abitua a usare il freno a mano, presunzione di competenze, nessuna responsabilità diretta, molti diritti e pochi doveri…ma ci stiamo allontanando dal vino o siamo in linea?
Fuori dalla finzione narrativa della mia provocazione e senza stupore per gli errori del ristorante, ma qui c’è di mezzo anche un premio (lista vini Trentodoc) dal sapore istituzionale, nato da una partership fra gambero e Trentino Marketing. Forse c è anche del disamore.
nel vino c’è sicuramente passione, innamoramento(alla Alberoni),interesse, gusto…ma stiamo parlando di una storia nata nel 1963 a tutela delle DO, con tutte le cose giuste e sbagliate che sono venute dopo, e guidate e indicate più da interessi regionali che nazionali-mondiali. hanno tutti guardato nel proprio vasino…e qualcuno ha fatto la pipì fuori…
E qualcuno la sta facendo di più. Dall’ Asti Secco DOCG, al Trentidoc.
Vedo molto peggio il fatto che Monsupello Nature sia indicato come Chardonnay, quando invece è Pinot Nero, oltretutto prezzi folli
E anche quello è nella sezione Franciacorta
C’e’ anche un oltrepo’
Che noia. Quanto vorrei vivere in franciacorta
Grande la confusione….situazione eccellente? O no?
Il grande timoniere … docet
Di che ti stupisci, Tiziano? Quando si rinuncia a valorizzare la denominazione negandola e sostituendola con un marchio, questo è il minimo, veramente il minimo, che possa capitare.
si….e quindi…quelli del marchio…gli danno anche il premio…..che è questo il lato grottesco….o comico della faccenda…
Trentino Wine no, direi anzi che è totalmente consequenziale: il marchio, non la doc, dà il premio e il premiato valorizza dunque il marchio, non la denominazione, inserendone i vini all’interno della denominazione riconosciuta come “metodo classico” italiano, ossia il Franciacorta. La confusione regna sovrana e a crearla ha contribuito il marchio, che, come ho sempre sostenuto, distrugge la denominazione. La moneta cattiva scaccia la moneta buona.
Sono d’accordo al 100% e non posso ricordare come in tempi non sospetti qualcuno si dette da fare per un cognome unico per la spumantistica classica italiana. A distanza di 20 anni si può dire che anche Franciacorta ne avrebbe guadagnato, o no?
mah…Franciacorta ha dimostrato di saper fare da se.. . Ormai a questo punto, mi pare una questione superata.
Angelo Peretti …analisi perfetta. La incornicio. E la mando all’assessore Michele Dallapiccola che finanzia questa roba qui. Magari si ricrede. Magari.
la questione è ampia e parte da lontano. ampia perché non è solo una questione di DO ma anche di territorio di forza locale di prospettiva di scelte (la qualità è fuori discussione) fra priorità diverse. in Francia ho imparato che anche il vino ha priorità e un ordine di impegni, come la vita. essere spugna o giocare di rimbalzo è deleterio e gli altri prendono quello che serve…poco o tanto, stelle e non stelle, regole e certezze, prezzo o non prezzo… esperienza personale