PIWI anche in Lombardia, oltre che in Trentino. Alessandro Sala il 25 maggio ha celebrato la sua prima produzione da vitigni resistenti con una cena accompagnata dai suoi vini, preceduta da un aperitivo a base di Champagne.

Siamo al M1.lle, a Bergamo, dove arrivo in ritardo, depistato dal volantino che mi ha portato dritto alla cantina Nove Lune. Depistaggio che mi ha però consentito di dare un’occhiata dall’esterno alla cantina, una costruzione antica e al tempo stesso moderna, muri in pietra e cemento fresco, pulita e ordinata tra colline e vigneti.

Vengo accolto, oltre che da Alessandro Sala, Emiliano Marelli e Lorena Lancia, dallo Champagne Brut Reserve Polisy Andrè Beaufort, biologico, come aperitivo. Limone, quasi lime, lieviti appena accennati in lontananza, note minerali, qualche crosta di pane non troppo tostata, facile beva. Si comincia bene.

Si continua con il “310” – Bianco acciaio 2017 Nove lune. Fiori bianchi e un po’ di frutta bianca, molto profumato. Una bella spalla acida in evidenza, una nota amaricante nel finale. Fine ed elegante. Si sposa molto bene con il risotto, con la capasanta scottata sulla piastra si sovrappongono un po’ i due sapori amari ma la tendenza dolce del mollusco rende questo abbinamento ancora piacevole.

È a base di Solaris, Bronner e Johanniter. Secondo Alessandro queste uve maturano in fretta, conservando ancora molta acidità. Sarebbero perfetti per uno spumante, dice, ma non è ancora attrezzato per produrne.

Rukh – Orange wine anfora 2017 Nove Lune. Arriva un po’ freddo, poi scaldandosi si apre. Profumi delicati, sempre di frutta bianca; maggior corpo del precedente, meno profumi ma più equilibrato con acidità ancora bene in evidenza. Ha un bel potenziale di invecchiamento e mi piacerebbe provarlo tra qualche anno. Non hanno un difetto questi vini, nota Emiliano.

Theia – Passito bianco Nove Lune. Chinotto e anice stellato, un po’ di arancia amara, qualche sentore di frutta secca al naso. Perfetto con l’”Esperienza al cioccolato”, che è una deliziosa piccola antologia di dolci al cioccolato, soccombe alla meringa – zucchero puro – che ci viene offerta successivamente.

Commentiamo i piatti. “Questi sanno cosa è la cucina”, dice Giovanni Zullo, editore di Acena.it, guida ai ristoranti su Internet, e non posso che dargli ragione.

Lo chef, che ha lavorato nel tristellato “da Vittorio”, è un appassionato di vino e ci mostra la sua cantina. Un santuario: Champagne di tutti i tipi, Bordeaux, Pouilly Fumé, Tignanello, Barolo, Riesling tedeschi da invecchiamento, e poi Provenza, Borgogna, Chateauneuf Du Pape, e tanto altro che ora non mi viene in mente.

Racconta dei suoi viaggi nello Champagne, dello sconto che fa a chi acquista una bottiglia e la beve nel locale (offrendogli un bicchiere) piuttosto che portarla a casa: l’ha imparato lì, in Francia.

Racconta della tipa che aveva ordinato una bottiglia di Abissi: era il primo anno che se ne produceva, difficilissimo trovarlo. Riesce a procurargliene una bottiglia, con tutte le sue brave incrostazioni dovute all’affinamento in fondo al mare, che testimoniano la sua storia e il suo valore. In due ore di lavoro la madre le pulisce via tutte con la paglietta (“Tè! Compra mia pü al vin dal to amìs“ – chiedo venia per il mio bergamasco).

Racconta infine del suo cuore, delle pastiglie che prendeva fin quando non ha cominciato a bere un bicchiere di Champagne prima di andare a letto: a quel punto, magicamente, le analisi sono andate a posto e il cuore con loro.

Non so che fondamento medico abbia questa cura, credo proprio nessuno. Ma è la scusa più graziosa che ho sentito per bere, tutte le sere prima di andare a letto, un bicchiere di Champagne.