Pur provandone orrore, non ho mai temuto, e non temo, le svastiche tatuate e i canti goliardici di Marika Poletti.

Di Marika, al contrario, ho sempre apprezzato, e apprezzo, il rigore intellettuale, il radicalismo estremo, la coerenza ideologica. E l’inclinazione all’analisi critica. Tutte qualità di cui il Trentino, Marika o non Marika, ha bisogno. Forse. O, visto come vanno le cose, forse no.

Ma tant’è. Marika, dopo una spietata campagna mediatica degna di miglior causa, si è dimessa dal Gabinetto dell’assessore Gottardi.

Tuttavia, se fossi nei panni di un dirigente di sinistra, anziché occuparmi di tatuaggi e di scampagnate ferroviarie, comincerei a preoccuparmi della crescente forza attrattiva esercitata dal leghismo e dalla destra sull’elettorato proletario e sottoproletarizzato. Ma anche sulle classi medie e le loro intellettualità.

Un magnetismo che si traduce spesso, e si è già tradotto, in una opportunistica prassi trasformista. E per averne la prova basterebbe dare un’occhiata ai Gabinetti degli assessori Segnana e Zanotelli. O all’assessorato all’Agricoltura aka Old Farts.

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