Rimane lo stupore, e anche un po’ di imbarazzo, di fronte a quel divertito sberleffo della sorte in base al quale, per la seconda volta, Muhammad Kongira vince la Gran Tenzone del Tonco de Pontesel [*] (sabato 1 giugno Trento – Mas de la Fam). Senegalese, nero al punto da essere soprannominato Biancaneve e pure musulmano, sicché il suo Tonco, lui, non l’assaggia nemmeno.

C’è stata discussione nella giuria, se ammettere o non ammettere le varianti alla ricetta tradizionale. Il “Tonco” è un intingolo, da mangiare con la polenta, e il “pontesel” è il balcone, dove si mettevano gli avanzi di carne: vitello, manzo e maiale. L’eresia più pericolosa è incarnata dal pomodoro. Ma il Verbo rischia di essere confuso e frastornar lo popolo, vade retro.

Così si votano i sedici assaggi, anonimi e numerati, squalificando gli eretici. E alla fine, come in una corsa, vince Muhammed. Ha saputo, si vede, ascoltare il territorio: magari qualche nonna trentina gli ha sussurrato i suoi segreti. Lui ha ascoltato, capito e riprodotto una ricetta che è diventata sua, anche se non può mangiarne.

Il vino in abbinamento, Pinot nero di Terre del Lagorai 2017. Ora, da una parte abbiamo il Pinot nero di montagna, che gioca sulla finezza e sull’eleganza, ed è un bambino di due anni; dall’altra, un piatto povero della tradizione contadina con una lunga cottura e spezie ed erbe aromatiche, in qualche caso anche molto evidenti. Metter questo vino e questo cibo insieme, quando va bene, è come mettere lo smoking per andare sul trattore.

Sarebbe stato bello provare un vino con un po’ più di corpo e qualche anno sulle spalle; restando in Trentino, per esempio, un Enantio bene invecchiato. Un vino tutto contadino, di struttura, muscoloso, che ha bisogno di tempo per essere ammansito, come la carne del Tonco.
Ma l’Enantio, si sa, è un vino che non esiste. E, per il momento, non ci son senegalesi cui sussussarne la ricetta.


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LA RICETTA