A quindici giorni dall’acquisizione del Gruppo La-Vis, il consorzio di Ravina si ritira dall’Oltrepò. Tre anni fa Cavit era entrata con i piedi pesanti negli affari oltrepadani, acquisendo il 30 % delle quote della prestigiosa, ma decotta, La Versa, con un investimento di poco più di un milione. Un’operazione, condotta sul filo del rasoio per bloccare l’espansione dell’aggressiva Cantina di Soave a sud del Po, e ben congegnata insieme ad un alleato storico di Ravina, la cantina di Broni che allora mise sul piatto del liquidatore altri 4 milioni, accaparrandosi così il 70 % della società. E oggi è proprio il cantinone guidato da Andrea Giorgi ad assorbire anche la partecipazione trentina.
La notizia è apparsa oggi sulla stampa lombarda ed è stata rilanciata dal collega Franco Ziliani, cronista sempre attentissimo anche alle dinamiche delll’Oltrepò. I dettagli dell’operazione, annunciata dal presidente di Terre, non sono stati ancora divulgati in attesa, probabilmente, che l’assemblea dei soci oltrepadani, a fine gennaio, ratifichi l’acquisizione delle quote di Cavit e dia il via libera alla fusione.
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.