Francesco Devigili, presidente di Terlodego Evolution
L’emergenza sanitaria in atto sta mettendo a dura prova l’intero sistema vitivinicolo Trentino che, volente o nolente, deve essere salvaguardato dal Consorzio di Tutela. Anzitutto, si rileva come la tutela debba necessariamente passare attraverso le politiche economiche di prezzo.
Non possiamo pensare di riuscire a vendere tutte le scorte che ognuno detiene in cantina come se nulla fosse accaduto. Per questo, come già sollevato in Trentino ma anche in Alto Adige si rende necessario un intervento volto al contenimento della produzione, onde tutelare al massimo le denominazioni tutte; per quel che ci riguarda, il Teroldego Rotaliano.
Pensare che la GDO permetta di “reggere bene l’urto” è un commento totalmente inadeguato al ruolo che l’egregio Presidente Patton riveste e, soprattutto, rappresentativo di un interesse particolare di poche aziende, che fondano sulla GDO il proprio core business. Il Consorzio di Tutela deve necessariamente farsi portatore dell’interesse di tutti e, pertanto, possedere l’onestà intellettuale di rappresentare e rappresentarsi adeguatamente la situazione che siamo costretti a subire. Considerate le istanze già pervenute, tutte peraltro univoche, una mancata presa di posizione a tale riguardo altro non sarebbe che la palese dimostrazione di come il Consorzio non tuteli le denominazioni e gli interessi generali, bensì singole aziende. Ciò posto, quanto dichiarato altro non è che lo specchio di una drammatica realtà trentina. Se questa vive grazie alla Grande Distribuzione, probabilmente è l’occasione per porsi qualche interrogativo su ciò che il nostro territorio si propone di vendere e su come vuole vendersi.
Da quando è nata, la nostra associazione si propone di aumentare la qualità del Teroldego Rotaliano, anche attraverso una revisione del disciplinare di produzione. I drammatici e attuali accadimenti potrebbero essere da stimolo a cambiare rotta, seguendo le istanze di cui ci facciamo portatori da anni. Sventolare bandiere di vittoria solo perché in momenti di crisi i vini venduti a basso prezzo nella GDO siano un paracadute alla crisi economica che ci aspetta, è del tutto inappropriato. Non è di queste situazioni che deve vivere il sistema vitivinicolo trentino, ma di prosperità in situazioni ordinarie. Il rischio è attuale ed evidente: se non ci adeguiamo ora ad un sistema che grida vendetta perderemo l’ennesimo treno. E bisogna intervenire subito, fintanto che la natura ci permette di adeguare i vigneti a contenere le produzioni ed impostare diverse logiche produttive.
Mi piace pensare che questa crisi, prima sanitaria, poi economica, sia un avvertimento da parte della natura; un monito all’eccessivo sfruttamento, che è passato attraverso gli eccessi produttivi e, di conseguenza, le continue forzature messe in campo per sostenerli. Meditiamo quindi su ciò che il Trentino realmente vuole rappresentare. E, nel farlo, pensiamo all’immensa ricchezza del nostro territorio, alle peculiarità territoriali come il Teroldego Rotaliano. Sarà così, forse, che il Consorzio di Tutela potrà fregiarsi di rappresentare tutte le aziende e, di conseguenza, tutelare gli interessi delle denominazioni tutte. Cosa che peraltro, in pieno spirito erga omnes, dovrebbe già fare. Tutela che, in questo momento, deve dispiegarsi attraverso una necessaria ed immediata presa di posizione sul contenimento delle rese per la corrente annata agraria, ritenuta per noi della DOC Teroldego Rotaliano in massimo 130 quintali/ettaro.
FRANCESCO DEVIGILI
PRESIDENTE DI TEROLDEGO EVOLUTION
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Eh, dai. Per essere Davide ci vogliono palle di marmo di Carrara, Michelangelo, piazza della Signoria e non il porfido trentino o la piazza di uno dei nostri paesini
A furia di tavoli e cabine di regia finiremo …… non lo so dove — ma vedrete che andrà tutto bene (hic, hic urrah).
Il Teroldego ?
Un vino italiano dimenticato sul suo barcone alla deriva in attesa di una Onlus qualsiasi come il dimenticato Barolo Pio Cesare e …….. il Brunello di Montalcino — (hic, hic urrah).
A proposito… rivedo la bella immagine di Francesco Devigili che correda il post: non ricorda il David di Donatello?
Manca la grosta di pan, l’effluvio floreale, il colore denso ma piacevole e la somiglianza è perfetta — ma con Donatello un po’ meno, vero Angelo ?
File Allegato
Sono semplicemente d’accordo su quanto scritto da Teroldego Evolution sia sulla analisi, sia sul grido di dolore per l’atteggiamento del Consorzio Vini, sia sulla proposta immediata della riduzione delle rese. A queste ultime pare stia pensando il Ministero che toglierebbe così le castagne dal fuoco al Consorzio trentino.
Sarei d’accordo appieno, invece se, dopo la denuncia-proposta, Teroldego Evolution rompendo gli indugi si facesse protagonista di una proposta più completa per la tutela e la valorizzazione di questo vino e con un occhio di riguardo anche al contesto generale che riguarda i Vini di Qualità del Trentino.
Le ipotesi sul tavolo possono essere diverse: bisogna individuare la migliore e spedirla a chi di dovere. Il resto lo faranno i consumatori scegliendo un rosso di medio-basso prezzo e dal nome altisonante, oppure il nuovo principe dei vini trentini fatto dai Davide contro Golia.
E se fosse David il nuovo Terordego?