Ho sempre provato una certa insofferenza per le chiese, per chi le frequenta e per chi le dirige. Per tutte. Per quelle religiose, per quelle partitiche e anche per quelle, e forse soprattutto per quelle, della sommellerie. Mi prende sempre un inesorabile disagio quando incrocio le loro liturgie ossificate, i loro riti ritualizzati, il loro linguaggio criptico e volutamente escludente, con cui si immagina di proteggere aristocraticamente il feticcio dalla prosaica semplicità dei non iniziati. Degli analfabeti. Dei cafoni del vino.

Eppure qualche volta, confesso raramente, ho incontrato donne e uomini di chiesa, che sono riusciti ad affascinarmi. A farmi annusare il profumo della bellezza. E dell’infinito. Una di queste senz’altro è Raffaele Fischetti, presidente di FIS – Fondazione Italiana Sommelier  del Trentino Alto Adige.
Lo ho conosciuto casualmente, e digitalmente, qualche anno fa. Leggendo con fanciullesco entusiasmo e inatteso stupore le cronache eversive delle sue degustazioni pubblicate sul gruppo Facebook Sommelier: appunti di degustazione. Un fenomeno mediatico di cui Fischetti, non a caso, è stato uno dei fondatori e che in poco tempo è diventato un punto di riferimento per sommelier e appassionati di tutta Italia.

Le sue cronache eversive mi hanno affascinato fin dal primo momento; perché, compiendo quasi un sacrilegio rivoluzionario, con il piglio di un folletto illuminato, Fischetti riusciva quasi sempre a spezzare il rigore metallico e blindato della liturgia con la quale il povero vino viene così spesso mortificato dai riti e dal gergalismo della sommellerie. Riusciva a portare il vino dentro la vita quotidiana, accostandolo, fino a farlo diventare un tutt’uno, ad altre esperienze emotivamente coinvolgenti e culturalmente pregnanti. Da allora, e sono trascorsi alcuni anni durante i quali la nostra conoscenza si è approfondita e in taluni casi è divenuta, e di questo lo ringrazio, perfino collaborativa, ho continuato a seguirlo; trovando quasi sempre nelle sue cronache sacrileghe il senso vero del vino: atto poetico calato con semplicità, arguzia e competenza dentro la realtà e dentro le emozioni.

I suoi scritti, quelli pubblicati di tanto in tanto in rete e parecchi altri, ora sono state raccolti in un libro edito da Curcu Genovese (prezzo di copertina 15 euro, ben spesi) e disponibile da qualche giorno sia nel circuito delle librerie Athesia che on line: Il VINO DALLA PARTE DEL CUORE. Un titolo che già racconta tanta roba dell’approccio con il quale l’autore affronta le sue degustazioni per comporre un mosaico di circa 160 tessere, che sono anche consigli letterari e suggerimenti musicali. E perfino gastronomici. Insomma un punto di partenza per avventurarsi felicemente, in sua compagnia e in compagnia del vino semplice, dentro un universo poetico, e reale, sorprendente.
La prefazione è affidata alle parole Romina Togn, Franco Maria Ricci e Carlo Guerrieri Gonzaga. Anche loro affascinati, e ad interpretare con il cuore quello che hanno scritto forse persino rapiti, dallo stile e dal piglio di questo sommelier eversivo che arriva dal mare di Manfredonia e che si è lasciato adottare felicemente dalle montagne dell’Alto Adige. In nome del vino. Del cibo. Della letteratura. Della musica. Dell’arte. E della vita.

 

 Il VINO DALLA PARTE DEL CUORE, Raffaele Fischetti – Edizioni Curcu Genovese 2020