Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera aperta, firmata da Marco Pederzolli, uno dei due lavoratori licenziati nei giorni scorsi dalla Cantina Produttori di Toblino. Chiaramente  questo è solo il punto di vista di una delle parti, mentre Territoriocheresiste resta disponibile ad ospitare anche le opinioni e le argomentazioni, del resto più volte sollecitate, dei vertici dell’azienda della Valle dei Laghi.

Stravino 22 ottobre 2020 – Cari amici di territoriocheresisteseguo sempre volentieri il vostro blog, attento osservatore della realtà vitivinicola trentina. Mai avrei immaginato di trovarmi nelle vostre cronache di resistenza territoriale ed oggi, conscio dell’attenzione che il vostro ultimo articolo ha mosso su Toblino, ritengo doveroso per tutti fare luce sulla spiacevole situazione, fornendo la mia versione dei fatti.

La questione potrebbe essere di difficile comprensione in quanto, oltre che “iperspecialistica”, potrebbe essere forse anche infondata, dato che l’oggetto della contestazione disciplinare mossaci è ciò che normalmente e prudenzialmente fanno molte altre cantine trentine.

Venendo ai fatti, a differenza di quanto avviene con le DOC, nel disciplinare IGT “Vigneti delle Dolomiti” non vi è nessuna indicazione sulla gradazione minima naturale che le uve devono avere per essere rivendicate come tali.

Noi abbiamo sempre adottato una interpretazione prudente, risalente a vari lustri indietro nel tempo, condivisa con gli organi di controllo, ed adottata dalle cantine trentine, che fissa a 9 %vol il grado minimo per destinare l’uva ad IGT VDD.

Oggi ci viene contestato che avremmo dovuto adottare un’altra interpretazione che di fatto abbassa questa soglia a 8,50 %vol, ponendo di partire dai 10 % vol prescritti al consumo dal disciplinare, prima di un eventuale arricchimento consentito fino 1,50 %vol.

Entrambe le versioni nessuno è disposto a metterle per iscritto, ma quest’ultima è comunque di difficile attuazione pratica.

Infatti gli attuali canali di cessione della cantina richiedono i vini IGT con un grado minimo di 10,30 %vol. Da questo valore, detratto un arricchimento POSSIBILE (non è obbligatorio) del mosto di 1,49 %vol ottengo una gradazione di 8,81 %vol, la quale deve tener conto della tolleranza della misura rifrattometrica del tenore zuccherino (0,2 babo = 0,13 %vol). Quindi 10,30-1,49+0,13=8,94 %vol. Un valore che mi pare molto più vicino al 9 piuttosto che al 8,50, pur partendo dalla versione meno prudente.

Per meglio comprendere vi propongo l’esempio di un trasportatore che percorre un tratto urbano. Qui il limite di velocità non è segnalato, ma è risaputo essere i 50 km/h. Egli conduce il veicolo ai 49,99 km/h ma si vede contestare di non aver transitato ai 55 km/h, esistendo probabilmente una tolleranza, ed avendo quindi creato un danno alla ditta per il ritardo che ha accumulato andando più prudente. Se poi se avesse preso una multa o causato un incidente? A questo proposito i vertici della Toblino hanno sempre tenuto a ribadire che “chi sbaglia paga”.

La contestazione viene mossa praticamente per “eccesso di zelo” agli esecutori diretti o indiretti. Nulla viene invece addebitato al direttore generale, più volte intervenuto nella gestione dei gradi minimi delle bolle, o al consulente incaricato dal CdA nella vendemmia 2017 (e anche dopo) di controllare il funzionamento della contabilità vitivinicola; inoltre si prescinde dal fatto che tutti, ivi compreso il Presidente e l’intero cda avessero piena conoscenza circa l’operato oggetto di contestazione visto che era espressamente previsto nel regolamento di conferimento per soci e delegati dai soci.

Rimane poi il fatto che il grado minimo delle uve garantisce, attraverso il vinificatore, la migliore qualità possibile del prodotto al consumatore, tutelando l’immagine della maison e del territorio di cui porta il nome. Quale immagine dei “Vigneti delle Dolomiti” passa al consumatore con un vino prodotto da uve a soli 8 %vol? In questo caso meglio la denominazione generica “Vino Bianco” o “Vino rosso” che comunque i normali canali di vendita aziendali sono in grado di valorizzare nel prezzo.

A mio modo di vedere la questione è un pretesto creato in “laboratorio” e sottoposta solo a cose fatte al CdA, il quale, ritengo in modo discutibile, non ha ritenuto di sentire altri punti di vista. La partita era già chiusa prima di essere aperta, poco importa delle giustificazioni addotte, e doveva essere messa via il più rapidamente possibile.

Secondo me la posta in gioco non è solo liberare i posti di due “rompi”. Ritengo che alla vigilia del rinnovo di tutto il CdA serve un capro espiatorio per coprire la decisione ARBITRARIA della cantina di pagare 40 €/q.le l’uva sotto i 14,20 babo (9 %vol), quindi Nosiola, Mueller e Schiava. Evidentemente questo ha messo in difficoltà i viticoltori eroici dei vitigni emblema della Valle dei Laghi che, con il precedente sistema di pagamento, potevano almeno coprire i costi di produzione.

Non solo. Se si conferma il trend dell’anno scorso, alla prossima assemblea dei soci l’attuale presidenza potrebbe trovare un fronte critico. Creando ad arte un motivo di preoccupazione si libera il campo da possibili outsider verso la riconferma.

Il “più prestigioso e prezioso vignaiolo collettivo espresso dal Trentino” oggi dimostra una triste similitudine con il Titanic.

Tutti abbiamo in mente lo splendido “Transatlantico” di quattro anni fa (2016). Il lungo umile lavoro degli “Uomini della Toblino” ha costruito in 50 anni di storia una azienda ben organizzata, con due società controllate (per gestire azienda agricola ed osteria) ambiziose ed in sostanziale equilibrio. Stiamo ancora apprezzando la qualità di vini buoni venduti ad un giusto prezzo, in decisa corsa verso il bio. Non è un caso che siano arrivati i “Tre bicchieri” con il Vino Santo 2003 e la Nosiola L’Ora 2015.

Da tempo il Titanic però ha cozzato nell’Iceberg, e sta calando su un fianco. Calano i prezzi delle uve, nonostante siano aumentate le liquidazioni del consorzio di secondo grado o le cantine consorelle migliorino le performance di bilancio. Per la prima volta è iniziata una fuga di soci verso altre cooperative dove, oltre alle migliori liquidazioni, possano trovare la disponibilità ad affrontare serenamente le situazioni che la produzione viticola propone. Le due società controllate sono entrate in una fase di pesante perdita di bilancio.

Ma “l’orchestra continua a suonare” sulle note di “circolari soci” autocelebrative, post, foto che ritraggono un paesaggio ormai passato.

E quando due marinai lanciano l’allarme, il capitano preferisce farli fuori e buttarli a mare, calpestandone la dignità di persone e lavoratori.

#admaiora #sani #seguirabrindisi

Marco Pederzolli