La vendemmia più precoce e siccitosa degli ultimi due decenni è cominciata anche in Trentino. Come sarà e come andrà lo scopriremo solo vivendo, fra qualche mese in cantina. Ma in questo inizio vendemmia, e questa è una certezza, la Fortezza Bastiani cooperativa è in subbuglio, come mai lo era stata prima.
Frizioni e tensioni fra primo e secondo grado stanno mettendo a dura prova la tenuta del castello apparentemente blindatissimo, ma in realtà costruito su un tessuto tellurico, su cui si regge l’impero di Ravina. E tuttavia i tartari, anche questa volta, non sono alle porte.
Cantina Produttori di Toblino, fin qui la più prestigiosa azienda cooperativa del Trentino, sta scontando contraddizioni ed equivoci mai risolti. A ridosso della vendemmia sette consiglieri su sedici si sono dimessi dal consiglio di amministrazione. Pochi giorni prima aveva annunciato le dimissioni il direttore generale Carlo De Biasi. L’agronomo di grande esperienza internazionale, sul lago da sei anni, aveva cominciato ad avviare una strategia di disarticolazione delle politiche tentacolari agite dal secondo grado. Una conclusione, quella della carriera toblinese di De Biasi, ampiamente prevedibile perché fin da subito apparve agli antipodi rispetto ai diktat della nomenklatura che domina incontrastata sul settore. Le sue dimissioni, del resto, sono arrivate a pochi mesi dall’affaire del licenziamento, poi bocciato dalla magistratura, di due enologi della cantina politicamente e professionalmente molto vicini al dominus. E il reintegro nell’organico su ordine del giudice già ad inizio anno aveva provocato le dimissioni dei vertici del CdA.
Cosa accadrà ora a Toblino? De Biasi sembra orientato a proseguire la sua carriera alla corte della maison Ferrari, ma solo dopo ottobre, quindi a vendemmia conclusa. Sino ad allora continuerà, e forse non proprio volentieri, a lavorare sul bellissimo lago del Principe Vescovo. E poi, chiusa definitivamente la stagione De Biasi, cosa succederà? La cantina potrebbe scegliere una soluzione interna, e di rottura con il percorso avviato dall’agronomo dimissionario, e passare l’incarico al bravo Lorenzo Tomazzoli, enologo di lungo corso, un corso tutto costruito all’interno dell’azienda, padre di bottiglie come lo splendido Largiller e delle annate di Vino Santo assurte agli onori delle più prestigiose guide vinicole. Figura non sgradita a Ravina, nei giorni scorsi si è messo a disposizione del consiglio di amministrazione. Ipotesi realistica e ragionevole, questa, ma non l’unica. La coop potrebbe infatti far cadere la scelta su un uomo esterno all’azienda, anche per stemperare le tensioni che si sono accumulate in questi anni. E allora ecco spuntare il nome dell’attuale direttore della Mori Colli Zugna, Fabrizio Nicolè, che i rumors in ambito cooperativo danno come molto interessato alla prospettiva di Toblino. E non è detto che un direttore dotato di una spiccata vocazione notarile, lui è uno dei massimi esperti italiani nel settore delle certificazioni alimentari, traghettato direttamente da Siquria a Mori per normalizzare la Colli Zugna appena uscita dallo scandalo che la investì nel 2017, non possa essere utile anche in una prospettiva di normalizzazione delle relazioni commerciali e politiche con il dominus di Ravina. Ma in questo caso si aprirebbe un vulnus nel management della coop lagarina appena uscita dal tunnel. Vulnus che potrebbe fare da sfondo ad un nuovo giro di valzer non indolore.
I mal di pancia che in queste settimane attanagliano la cooperazione vitivinicola trentina, però, non finiscono qui. A pochi giorni dalla vendemmia ha ufficializzato le dimissioni anche la direttrice di Vivallis, la veronese Paola Gregori, arrivata a Nogaredo solo un anno fa e ora già con le valigie in mano. Una bandiera bianca, la sua, issata sull’asta ammainata delle ragioni personali, argomento sdrucito che viene in soccorso ogniqualvolta non si voglia affrontare apertamente una questione spinosa. Saranno anche personali i motivi che hanno spinto la Gregori a mollare tutto e a rimontare il trolley, ma è altrettanto vero che un apprezzato profilo professionale come il suo, focalizzato sul marketing internazionale e sui mercati orientali, mal si conciliava con la pratica consolidata e prevalente del cisternaggio e della vinificazione per conto terzi, tratto caratteristico di Vivallis e dell’intero comparto cooperativo territoriale.
Infine un sussulto tellurico in questi mesi ha scosso anche quello che almeno fino ad oggi era stato il più fedele alleato di Ravina: la cantina di Roveré della Luna, piccola e remunerativa azienda vitivinicola a due passi dall’Alto Adige. A gennaio il consiglio di amministrazione della coop non aveva rinnovato il contratto di lavoro a Corrado Gallo, l’apprezzato direttore che in questi anni si è fatto in quattro per mantenere in equilibrio i conferimenti a Cavit, la soddisfazione di prestigiosi clienti privati come Santa Margherita e qualche orgoglioso lotto di bottiglie con l’etichetta della cantina. Da metà luglio Gallo si è trasferito nell’Oltrepò Pavese, a Broni, terra che, manco a dirlo, da anni subisce il condizionamento commerciale, e quindi viticolo, dell’oligopolio di Ravina. Mentre sul limitare del confine con l’Alto Adige le indiscrezioni indicano nell’attuale chef enologo, il bravo Carlo Alberto Gasperi, il candidato ideale per la successione: in linea con le aspettative e le velleitarie ambizioni del presidente Coller, potrebbe imprimere una svolta nelle relazioni con Ravina. Allentandole in vista di una politica più autonoma nel campo dell’imbottigliamento in proprio. Percorso che, visti i precedenti, da Lavis, a Toblino, da Nomi ad Avio, da Isera a Mori, potrebbe essere denso di perfidi trabocchetti e di infide occasioni. Auguri. Davvero tanti auguri. Ne hanno bisogno. Come il pane. Come l’aria.
Sono tante le tessere del puzzle che in questo momento stentano a trovare la giusta collocazione e che mettono in subbuglio la Fortezza Bastiani. Ma i tartari, purtroppo, sono ancora lontani. Oltre l’orizzonte. E la Fortezza presto tornerà al suo quieto, monotono e rassicurante tran tran quotidiano. Perché la Fortezza Bastiani è imperturbabile. E oltre le sue mura c’è il deserto. Un infinito deserto cooperativo.