Scenetta esilarante ieri a Palazzo Roccabruna a Trento; peccato che da ridere ci fosse ben poco.
Nella bella Sala Conte di Luna di via Santa Trinità, nell’ambito del Trento Film Festival si svolgeva il convegno dal titolo: “VINI DI MONTAGNA: VISIONI DEL FUTURO – Viticoltura, paesaggio, turismo: cosa sta cambiando nei territori di montagna e cosa ci riserva il futuro.”
Sul tavolo dei relatori, nomi di primo piano nell’ambito della ricerca: IL professor Marco Stefanini, Fondazione Mach, l’architetto Giorgio Tecilla, direttore Osservatorio del Paesaggio trentino, la dottoressa Rosa Roncador del Consorzio Turistico Piana Rotaliana Königsberg e infine la dottoressa Aline Vierin del CERVIM di Aosta. Moderava il dibattito il giornalista enogastronomo Nereo Pederzolli.
La saletta era gremita e incantata nell’ascoltare i relatori. Affascinante la relazione della rappresentante del Cervin che ha parlato dell’importanza che riveste la viticoltura nel plasmare certi paesaggi in territori dove fai fatica perfino ad alzare gli occhi, tanto è eroica quella viticoltura. Mentre il professor Stefanini, dati alla mano, ha evidenziato l’importanza delle varietà di vite resistenti alle varie malattie che colpiscono la vite, queste infatti richiedono solo due tre trattamenti l’anno contro i 13/25 delle viti coltivate rispettivamente a integrato o biologico.
Infine, prima di passare nel giardino all’assaggio dei vini prodotti da vite resistente Nereo Pederzolli ha invitato il pubblico a dibattere. C’è stato chi ha chiesto se vi sono contributi economici per la costruzione dei muretti a secco e qui ha risposto l’architetto Tecilla ricordando che in Trentino esiste la Scuola Trentina della Pietra a Secco, sita in Accademia della Montagna nata per recuperare proprio la cultura della pietra a secco e le abilità che ne contraddistinguono la realizzazione, proponendo corsi di formazioni per tecnici, artigiani, contadini e appassionati, creando così a tal fine un percorso di qualificazione professionale.
Poi Pederzolli ha passato il microfono a Mario Pojer, uno dei produttori più noti del Trentino di vini Piwi il quale ha, prima sostenuto che i suoi vini ottenuti con vitigni resistenti vanno letteralmente a ruba, poi ha confermato i dati di Stafanini: i Piwi richiedono tre trattamenti, uno dei quali effettuato dopo la vendemmia per manifestazioni oidiche, dicendosi poi stupito che il resto della viticoltura trentina non riesca a sfruttare questa opportunità per migliorare l’immagine di salubrità del territorio, e qui il moderatore ha fatto notare la totale assenza in sala di presidenti, direttori di cantine cooperative.
A questo punto è partito l’applauso spontaneo da parte di chi si vede negata da sempre questa eccellente alternativa per aree delicate, tipo vigneti siti in prossimità di centri abitati. Applauso con UNA sottolineatura leggermente polemica in quanto è stato fatto notare che mentre nel weekend del 25 aprile i tecnici della Fondazione Mach sconsigliavano di trattare, il resto del mondo ha dato ordine ai 6000 soldatini cooperativi di trattare le viti, a questo punto inutilmente e alla faccia della tanto decantata sostenibilità, con gravi ripercussioni anche sull’immagine turistica del Trentino. Ed è stato in quel preciso istante che è scattata la scenetta esilarante a cui si è fatto accenno all’inizio della cronaca: il Presidente di Consorzio Vini (anche senatore della Repubblica), presente in sala, si è alzato e se ne è andato senza rilasciare nessuna dichiarazione, lasciando attoniti i presenti: peccato ci sia poco da gioire in quanto dietro a questo gesto si intravede solo l’arroganza di chi dovrebbe rappresentare l’intero mondo viticolo trentino.
Questa è anche la tipicità di un modo di fare dei dirigenti trentini, quelli cooperativi compresi: per loro è così e basta. E peccato che non fosse in sala, chi proprio ieri sul giornale l’Adige sosteneva che “le opportunità di dialogo fra dirigenti e viticoltori ci sono, basta approfittarne”; ieri a Palazzo Roccabruna, tuttavia, si è dimostrato palesemente che il dialogo non lo si vuole. Punto.