[FRAPARENTESI]

  L’Adige 8 maggio 2011 – Era un Trentino che non sapeva ancora dove andare e cosa fare, quello degli anni Cinquanta. Era appena uscito dalla guerra e l’agricoltura era segnata da un’arretratezza quasi ottocentesca. La viticoltura ancora peggio: «Le pergole di Nostrana erano lunghe mezzo metro, ne poteva uscire solo acqua, in mezzo ai vigneti si coltivavano patate e

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Fuori in piazzetta il carnevale impazza: ragù e maccheroni per tutti. Il saturnale di Villalta è sempre stato così: un appuntamento di socializzazione sfrenata a cui nessun alense ha mai voluto rinunciare. Intanto in posta elettronica arriva una email di Patrizia, una mia amica giornalista e scrittrice di Rovereto. Mi manda una sua riflessione su questa giornata di otto marzo. Stanotte avevo promesso che vi avrei risparmiata la retorica di questa ricorrenza. Tuttavia, questa è un’altra cosa. E’ la scrittura di una donna per le donne. E’ una scrittura femminile che non fa sconti. E che non li chiede. Ma è anche una riflessione che può essere utile agli uomini che vogliono imparare ad essere amici delle donne..
Io ho letto questa riflessione di Patrizia accanto ad un bichiere del mio vino arancione: il Gewürztraminer Maso Michei. Mi pare l’accostamento più adatto che riesco ad immaginare.
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Da anni in val dei Ronchi sopra Ala:vigne sugli 800 metri di quota, con pendenze «impossibili». Così è l’unico trentino ammesso nel Cervim,il Centro premia chi sperimenta e resiste: in tutto trenta soci, solo quindici italiani, dal Mediterraneo alla val d’Aosta. E ora la Lessinia. Il vignaiolo eroico che coltiva in salita, Giuseppe Tognotti di Maso Michei nel gotha della

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