Forse non tutti hanno letto questo godibile articolo uscito un paio di mesi fa su Il Fatto Quotidiano e firmato da un bravo giornalista trentino, Paolo Tessadri. Già autore in passato di scoop enologici che fecero tremare la potente Toscana enoica.

Qui, invece, Paolo Tessadri racconta del sistema dei controlli che girano intorno al MIPAAF e alle altre istituzioni statali.

Ma in Trentino, libera repubblica dove anche i sistemi di controllo in viticoltura sono gestiti in proprio fra Camera di Commercio, Istituto di San Michele ed enologi – consulenti, terra in cui il principio di terzietà è quasi sconosciuto, cosa succede? Va meglio o va peggio? Chissà. Nessuno osa mai toccare questo argomento. Che scotta.

 

Intanto divertiamoci con le cronache romane firmate dell’amico Paolo Tessadri.

 

Dal FATTO QUOTIDIANO – Lunedì 10 giugno 2013

 

Nel regno di “Centurione” addio controlli

di Paolo Tessadri

Se n’erano accorti in molti che qualcosa non funzionava al ministero delle Politiche agricole, molto prima che la magistratura arrestasse la “cricca”, fra i quali il “centurione”, Giuseppe Ambrosio. Un fiume di denaro usciva dalle casse pubbliche e nessuno sapeva dove finisse: nessuno ha controllato, o ha voluto controllare. Cinquecento ispettori avevano, però, chiesto di passare dall’Icq, l’antifrode alimentare del ministero dell’agri –

coltura, al Corpo Forestale dello Stato. Denunciavano difficoltà nel fare i controlli nel settore alimentare, su quei prodotti che finiscono ogni giorno sulla tavola degli italiani.

Era il 2008, quando i 500 dipendenti, praticamente tutti, scrivevano all’allora ministro Luca Zaia, oggi governatore leghista del Veneto. “Le vogliamo rappresentare alcuni gravi motivi di scontento nei confronti dell’Amministrazione e nell’esortarla a rendere concreta l’ipotesi di accorpamento dell’ICQ nel Corpo Forestale dello Stato, come nucleo specializzato nella prevenzione e repressione delle frodi agroalimentari”.

Nessuna risposta. Se Zaia era il ministro, il suo capo di gabinetto era Giuseppe Ambrosio, arrestato mesi fa con gravi accuse: fra i reati ipotizzati, aver lucrato sulle campagne di informazioni e sulla sensibilizzazione

alimentare nelle scuole in cambio di favori. La Procura di Roma sospetta un vasto giro di corruzione per ottenere illecitamente contributi statali per 32 milioni di euro. Nell’operazione denominata “Centuriore”, dal soprannome di Ambrosio, i magistrati hanno indagato 37 persone, di cui 13 dirigenti e funzionari pubblici, quasi tutti del ministero dell’Agricoltura. E a finire sotto inchiesta anche Giuseppe Nicola Serino, fino ad allora capo dell’Icq, responsabile di quei 500. Secondo le accuse, ricevevano tangenti, regali e favori dagli imprenditori che volevano aggiudicarsi appalti. I “piaceri” erano chiamati “bufale” o “mozzarelle”.

AMBROSIO DOVRÀ pure rispondere della concessione di contributi pubblici ai comuni di Maratea e di Todi in cambio di presunte omissioni nei controlli edilizi su alcune opere realizzate, pare abusivamente, nelle ville di sua proprietà. I fatti sarebbero avvenuti, secondo la Procura di Roma, tra il 2007 e il 2011. E la lettera è di quel periodo. I 500 del ministero scrivevano di non poter operare in modo proficuo per garantire la sicurezza alimentare, “in termini di efficacia e di efficienza dei controlli. Ognuno di noi si trova ad esperire attività esterna di polizia amministrativa e giudiziaria (sequestri, perquisizioni, interrogatori), ad effettuare attività analitica (dall’esito della quale viene spesso avviato un procedimento penale o amministrativo), a redigere atti e seguire lo sviluppo dei procedimenti (…) per correttezza e onestà avremo sicuramente difficoltà a proseguire le collaborazioni investigative e operative con le forze di polizia”. Non solo. Uno dei più attivi investigatori del Corpo Forestale, il colonnello Isidoro Furlan, non venne mai promosso generale, pur avendone titoli e meriti, pare per esplicita contrarietà di qualcuno al ministero dell’agricoltura. Troppo attivo, dissero.

Intanto, però, la moglie di Ambrosio, Stefania Ricciardi era diventata dirigente al ministero con uno stipendio da 100 mila euro annui e con una laurea alla Link Campus University of Malta. Titolo allora non riconosciuto in Italia. Il concorso, sospettano i magistrati, sarebbe stato irregolare. E ancora: al ministero era stata promosso dirigente anche la segretaria di Ambrosio, Simona Di Giuseppe, pure lei laureata a Malta. Sul carrozzone del ministero sarebbero finiti Monica Ricciardi, nipote della moglie di Ambrosio, la figlia Benedetta e il fidanzato Ludovico Bruno. Dopo Zaia, il ministro Giancarlo Galan voleva promuovere Ambrosio, dirigente da 22 anni, a capo del Corpo Forestale.

Intanto è iniziato il processo contro Ambrosio (ora sospeso) e la cricca del ministero, mentre la moglie del “centurione” è stata licenziata.

Dal FATTO QUOTIDIANO – Lunedì 10 giugno 2013