Quando un vino come questo, che quasi non esiste in volumi (21 ettolitri certificati nel 2021) e che pure rasenta il paradiso organolettico, dopo 23 anni di affinamento è ancora in tentata vendita sullo scaffale piantato a 100 euro litro, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Non nel vino. Non nel produttore. Ma nel territorio, Il Trentino. Nella denominazione, la DOC Trentino. #seguirabrindisi
È lo pseudonimo collettivo con cui fin dall’inizio sono stati firmati la maggior parte dei post più trucidi e succulenti di Territoriocheresiste. Il nome è un omaggio al protagonista del Barone rampante, il grande capolavoro di Italo Calvino. Cosimo Piovasco, passa tutta la sua vita su un albero per ribellione contro il padre. Da lì, però, guadagna la giusta distanza per osservare e capire la vita e il mondo che scorrono sotto di lui.
Premetto che sono di parte (pseudonimo collettivo), la parte perdente. Ma (c’è un ma) come tutti di questo territorio, faccio parte anche della maggioranza assoluta: quella dei Trentini. Questa comprende chi s’impegna quotidianamente per questo territorio e chi lo fa per se stesso, utilizzando allo scopo anche il territorio.
Il territorio ha un nome (Trentino) che diventa cognome per chi lo utilizza e l’utilizzo è stato disciplinato per evitare abusi e tutelarne il buon nome.
Oggi, A.D. 2023 d.C., pochi si lamentano per un distorto utilizzo, la maggioranza tace, da tempo. Si accontenta, dimenticandosi anche l’autoreferenzialitá che propalava fintanto che il “cognome” reggeva.
Oggi non regge più ed è svaporato. Non distrutto, trasformato (Einstein).
La questione oggi, è dunque se la maggioranza ha interesse o meno alla tutela e alla valorizzazione del territorio-cognome con tutto ciò che significa, o se gli va bene la politica di brand, con tutto ciò che significa.
Salvo rare eccezioni, è quest’ultima che sta dettando la linea e se nessuno se ne interessa, questa continuerà fintanto non succederà qualcosa che la costringerà a cambiare. È probabile che questo qualcosa accada fuori del territorio, che quindi lo subirà.
Banalità?
Vero è che se guardi a chi sta peggio, ti accontenti, o sei addirittura felice come quel vice presidente di una nostra cantina sociale che sere fa mi contestava l’idea di un rilancio territoriale…
Accontentarsi va bene, certo, ma farlo consapevolmente – tutelando e valorizzando prima il “cognome” del “nome della ditta” – mi sembrerebbe il minimo sindacale.