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<<Sai Cosimo, mi sono iscritta ad un corso di avvicinamento al vino. Comincio la prossima settimana>>. E io: <<Ah, che bello. E con chi lo fai?>>. E Rosa: <<Mi hanno suggerito Onav. Non vedo l’ora di cominciare: così finalmente potrà litigare con te anche quando parleremo di vino…>>.

<<Come mai, questa decisione; a parte il piacere preventivo di immaginare di continuare a litigare con me da qui all’eternità?>>.

E qui arriva il bello. Rosa, mi guarda e mi racconta di Michele. Un suo vecchio compagno di banco dei tempi del liceo. Sono trascorsi trent’anni o giù di lì. Ora è un suo collega, sono entrambi medici. Lei, Rosa, dà una mano alle femmine a mettere al mondo bambini. Lui, Michele, è un citologo: osserva vetrini al microscopio. Ed emette sentenze di vita e di morte. Ma questo, ora, non importa.

<<Sai, Cosimo l’altra sera sono uscita a cena con Michele. Mi piace trascorrere del tempo con lui: mi rassicura. Ammiro il suo coraggio, ha saputo reinventare la sua vita: ora gira il mondo, viaggia, ama il vino, ha una nuova compagna. E poi, come ti dicevo, mi rassicura>>.

<<Scusa Rosa, ma tutto questo cosa c’entra con il vino?>>. Lei mi sorride e poi continua: <<Eravamo a cena, l’altra sera. Lui ha aperto una lunghissima lista dei vini, ha cominciato a scorrere una per una tutte le etichette. Per ciascuno di quei nomi a me incomprensibili, lui aveva una parola. Buona. O cattiva. Ma aveva una parola. Poi, ad un certo punto, si è fermato e ha esclamato: “Questo non lo conosco: prendiamolo”. Sono rimasta affascinata, rapita dalla sua competenza e dalla sua curiosità, dalla sua voglia di imparare ancora, di mettersi in gioco ancora. Anche davanti ad una bottiglia di vino. Sconosciuta. E così ho deciso di iscrivermi a questo corso. Tutto qui”.

E’ un tutto qui, quello di Rosa, che racconta molto. Che racconta, soprattutto, cosa significhi “comunicare il vino”: semplicità, curiosità, capacità di stupore – di stupirsi e di stupire -. Michele, di sicuro, ne conosce il segreto. Noi Cosimi, forse, non ci siamo ancora arrivati. Ma questa, credo, sia la strada giusta. O no? Intanto grazie, Michele. E grazie Rosa. Per la vostra stupenda lezione.

Ps: “Scusa Rosa, ma quel vino poi lo avete bevuto? E come era?”. E lei: “Era buonissimo, ora non ricordo il nome. Era uno spumante siciliano. Mi è piaciuto tantissimo. Vedrai, vedrai, appena avrò finito il mio corso ti saprò dire anche come si chiama”.