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Buona idea quella del compagno Mario Cossali, il consigliere comunale di Isera che ieri ha suggerito ai suoi amministratori di aprire un confronto sul futuro prossimo venturo del Marzemino.

La sua proposta arriva dopo la soppressione, giusta e sacrosanta, dell’edizione di quest’anno del Festival della Vigna Eccellente. Io dico che ha ragione. E che di un dibattito franco e allargato sull’autoctono lagarino c’è bisogno. E ce ne è bisogno comunque, al di là della Vigna Eccellente, della violenta grandinata che a giugno ha decimato il vigneto lagarino. E al di là di tutto il resto.

Ce ne è bisogno, perché per il Marzemino il sistema cooperativo deterritorializzato ha già disegnato la prospettiva di un espianto massificato che dovrà essere concluso entro tre anni. Relegandone la testimonianza esclusivamente all’eccellente bottiglia Cavit di “Maso Romani” e a poco altro.

Negli ultimi 30 anni, anche grazie alla coraggiosa accelerazione impressa su questo prodotto dalla Sociale di Isera, la produzione di Marzemino è cresciuta e la superficie di vigneto è più che raddoppiata, allargandosi anche oltre le zone tradizionalmente più legate a questa varietà. Ora si torna indietro: obiettivo i livelli dei primi anni Ottanta. L’idea, cavalcata a suo tempo, non ha reso quanto avrebbe dovuto rendere in termini commerciali. E qualcuno, chi nel frattempo puntava tutto il banco su varietà più facili da piazzare sui mercati internazionali, ha fatto in modo che così andassero le cose. Poi c’è fame e sete di terra da destinare a Pinot Grigio. E nel frattempo, e non a caso, l’attore principale di quella che doveva essere la riscossa marzeminica, ha cominciato a navigare in cattive, anzi cattivissime, acque. Dalle quali si salverà, perché è certo che si salverà, solo grazie all’intervento provvidenziale del management del secondo grado cooperativo, che riporterà, perché di certo la riporterà, dentro l’orbita omologata del sistema deterritorializzato.

Intanto, però, qualcuno ha chiesto la revisione dei disciplinari del Marzemino, per far uscire questa varietà dalla gabbia limitativa e poco remunerativa (e anche poco seduttiva) della Doc Trentino, per aprirne la lavorazione nell’alveo dei disciplinari IGT. E non solo come denominazione di ricaduta della seconda scelta.

Qualcun altro, nell’ambito dei produttori privati, sta pensando ad una nuova stagione marzeminica da affidare ad un’associazione di tutela e di promozione. Insomma, sul Marzemino, cose da dire, e su cui riflettere, ce ne sono. E tante.

E poi, nelle prossime settimane, uscirà nelle sale cinematografiche, finalmente, Vinodentro, la pellicola – su cui personalmente nutro parecchi dubbi – finanziata dalla Provincia di Trento e in qualche modo ispirata al vino di Isera.

La proposta di una giornata di confronto, avanzata dal compagno Cossali, in questo senso ha centrato il punto. E Trentino Wine l’appoggia. E si mette a disposizione.

Si potrebbe pensare ad una giornata seminariale, aperta al pubblico ma agita dai produttori, accompagnata dalla proiezione non stop della famigerata pellicola. Magari il tutto si potrebbe svolgere alla Casa del Vino della Vallagarina. Magari. Ma so già che che se a qualcuno questa proposta piacerà, ad altrettanti non piacerà affatto. Comunque, intanto, la butto lì.