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Nei giorni scorsi, grazie all’invito dell’amico Franco Ziliani ho partecipato alla prima tranche di degustazioni rigorosamente “alla cieca” di TRENTO DOC organizzata in città, a palazzo Trauttmansdorff, dall’omonimo Istituto. Una bella esperienza, non c’è che dire. Un’esplorazione minuziosa dell’universo mondo del Metodo Classico trentino. Quasi universo mondo, perché nel panel di degustazioni, a parte una manciata di piccolissimi produttori, brillavano alcune assenze importanti: Pedrotti, Fedrigotti, Fondazione Mach, Methius, Sociale di Isera e, e soprattutto, Rotari. Non so per quale ragione queste aziende si siano rifiutate di sottoporre a degustazione cieca i loro prodotti. Per incuria? Per disinteresse? Per disprezzo nei confronti di Ziliani? Per disistima nei miei confronti? Per incuria, indifferenza, disprezzo e disistima verso entrambi? Non lo so, so che le bottiglie di questi produttori non sono state presentate. Un peccato. Ma va bene così.

Nei prossimi mesi presenterò una ad una le mie impressioni per ciascuna delle bottiglie sottoposte al blind tasting. I campioni, amabilmente serviti con estrema professionalità dal Sommellerie A.I.S. di palazzo Trauttmansdorf, erano 67, suddivisi in quattro categorie: Brut senza annata (11) – Millesimati 2012 (2), 2011 (5), 2010 (5), 2009 (10), 2008 (6), 2007 (2), 2006 (1), 2005 (1), 2004 (1) – Non Dosati (11) – Rosè (11) – Extra Dry (1).

A causa di un impegno preso precedentemente, dopo tre ore di degustazione e di parole con l’amico Franco, mi sono dovuto fermare al quarantaquattresimo assaggio; ovvero ho completato i primi due gironi e mi sono perduto le bottiglie forse più interessanti, quelle dei non dosati. Ma di queste leggerete sicuramente giudizi più autorevoli su Le Mille Bolle Blog.

Per ora io mi fermo ad alcune considerazioni preliminari e vi segnalo le bottiglie che mi sono indiscutibilmente piaciute di più.

Intanto una considerazione generale: la denominazione mi sembra in ottima forma, forse manca qualcosa ancora che ne racconti un profilo omogeneo e riconoscibile, dentro un modello che diventa interessante soprattutto grazie agli Chardonnay collinari che regalano scatto e vivacità. Prestazioni meno performative, invece, per le bottiglie con fanno uso significativo di legno e magari con qualche malolattica di troppo.

La categoria brut senza annata, come era prevedibile, non ha presentato cose particolarmente entusiasmanti. Insomma niente emozionissime. In questa categoria manca, mediamente, quello che secondo me dovrebbe essere l’elemento caratterizzante del TRENTO, ovvero l’impeto e la verticalità; prevalentemente si tratta di vini ben fatti ma poco originali e abbastanza standard. Fra le undici bottiglie, una volta scoperto l’ordine di servizio, ho scoperto, tuttavia, che le mie preferenze erano andate allo Zell di Cantina di Trento, al 600UNO di Concilio (che avevo riconosciuto perché è il mio vino da pasto abituale e continua a piacermi felicemente) al Siris di Gaierhof e all’Oro Rosso di Cembra Cantina di Montagna.

La degustazione vera, quella che ha cambiato il tono della mattinata, in realtà è cominciata a partirte dal bicchiere numero 12 (che poi ho scoperto essere il Brut Letrari 2012): subito una bella staffilata in bocca, un attacco deciso ed una bella espressione verticale. Con l’arrivo di questo bicchiere io e Franco abbiamo incrociato gli sguardi e ci siamo detti: “ora si comincia a fare sul serio”. Sul mio taccuino delle note, scopro che il voto più alto, in questa categoria, lo avevo dato all’ultimo bicchiere assaggiato, il 44. Manco a dirlo, ho scoperto poi, si trattava del Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2004. Dico la verità, non lo avevo riconosciuto. Avevo pensato, piuttosto, ad un Abate Nero Style: ma diciamolo pure, anche a costo di sembrare facili adulatori, un vino da grandi emozioni. A pari merito con il grande Giulio, avevo segnato lo stesso voto a sorpresa, perché non lo avevo mai bevuto, al Redor Riserva 2008 di Cantina Rotaliana. Fra le le cose che mi hanno colpito di più, quasi a pari merito con il gioiello di Casa Lunelli e della Rotaliana, anche il Letrari Riserva del Fondatore 2005 e Altinum Extra Brut di Cantina Aldeno 2009. Ottime prestazioni anche da Brut Riserva 2010 Bellaveder, da Altemasi 2010 Cavit, da Opera Brut 2009 di Opera Viticoltori in Val di Cembra, da Zeni Giorgio 2009, da Abate Nero Domini 2009, da Maso Martis Brut Riserva 2008 e da Abate Nero Riserva Cuveè dell’Abate 2007. Qualche difficoltà di interpretazione, invece, la ho colta di fronte al Maso Nero Riserva 2009 di Roberto Zeni (naso sporco e bocca debole e sfuggente) e davanti al Pisoni Brut 2011 (un poco debole e carente di struttura in bocca e un naso tutto da scoprire, molto sfumato seppure di una certa eleganza). Magari queste bottiglie cercherò di riassaggiarle con calma.

Il resto delle degustazioni, nel dettaglio, le rinvio ai prossimi mesi. Intanto accontentatevi di queste note generali.

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