Chi ancora pensa, e sono in molti, che i vini bianchi non siano adatti né all’invecchiamento né al legno, sempre che abbia voglia di cambiare idea, il che fa sempre bene a tutti, può assaggiare Zeus: etichetta prodotta ai Pochi di Salorno, una delle zone più vocate dell’Alto Adige e non solo per i bianchi – non serve spiegarne le ragioni -, da Cantine Oxenreiter. Lo ho assaggiato, per caso, insieme al produttore, Anton, un paio di giorni fa. E’ stata un’autentica sorpresa e non lo dico per scherzo. Dunque, partiamo dall’inizio. Intanto l’annata: 2001. Zeus, e questa volta c’è una buona ragione dietro alla scelta di questo nome, è un uvaggio, in quote omogenee, di tre fra le uve bianche che in Alto Adige danno il meglio di sé: Chardonnay, Gewurztraminer e Sauvignon. Prima di finire in bottiglia, Zeus è rimasto a riposare per due anni in barriques francesi di primo passaggio. Quindi un affinamento in legno importante e, diciamolo pure, anche rischioso per chi non ne sappia dominare pienamente la tecnica o non abbia a disposizione uve di prima qualità. A bottiglia stappata, ho versato il primo bicchiere, a cui inevitabilmente ne sono seguiti altri, ma in quel momento non sapevo ancora sarebbe andata a finire cosi. Il colore è apparso di un paglierino vivace e gustosamente carico senza comunque alludere ad ambrature fuori luogo per un vino come questo. La prova al naso è stata rivelatrice. Il legno quasi impercettibile, eppure due anni di barriques sono tanti. La temuta legnosità aveva lasciato il posto ad una amabilissima sensazione vanigliata, senza ottundere, anzi valorizzando, i sentori di frutta agrumata e conferendo una forma estremamente elegante al mescolamento insolito di queste tre uve. La stessa sensazione la ho avuta in bocca: una rotondità ben amalgamata di frutta bianca che non lascia tracce di sgradevoli impronte legnose. E una vivacità minerale ancor giovane, perfino esuberante, che non fa sospettare la storia decennale di questo vino. Il primo bicchiere è stato, da questo punto di vista, un’esperienza sconcertante: una vendemmia 2001 che potrebbe essere confusa, almeno da un conoscitore medio come me, con un vino prodotto un paio di anni fa. Al secondo bicchiere, la bottiglia era aperta già da qualche decina di minuti, Zeus è cambiato. Se possibile in meglio, perché piano piano ha cominciato a rivelare tutto il suo lungo percorso: in bocca e anche al naso la permanenza sui legni che fino a poco prima era quasi impercettibile, ha cominciato a manifestarsi lievemente, pur senza mai dominare la scena. Come un’impronta a latere, che definisce con discrezione il carattere di un vino di struttura, che non ha voglia di morire. Anzi, che ne è ancora ben lontano. E che continua ad avere la forza per raccontarsi. Dopo qualche minuto anche i caratteri tipici delle uve originarie, il traminer in particolare, hanno cominciato a scomporsi e a segnalarsi. Pur rimanendo dentro una rotondità morfologica senza sbavature e senza invadenze. Una completezza equilibrata che io ho voluto attribuire all’eleganza dei grandi Chardonnay. Zeus, insomma mi è piaciuto. Tanto. Prezzo, 19 euro a bottiglia, e dopo dieci anni li vale tutti. Voto: 8++.

PS: dimenticavo: Zeus è stato prodotto solo nel 2001, ne sono rimaste ancora solo poche centinaia di bottiglie…. quindi fate voi!

OXENREITER
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