L’enologo nonché bibliofilo e accademico perugino Angelo Valentini ha tracciato un excursus storico sulla sacra bevanda cara agli dei.

Angelo Valentini, 92 anni portati con la baldanza e l’entusiasmo di un ragazzino, grande personaggio del mondo del vino, enologo, ma non solo, da più lustri mi privilegia della sua amicizia fin dai tempi in cui dirigeva la tenuta della Villa Medicea di Artimino (Firenze), in epoca successiva la storica tenuta del Barone Locatelli Hagenauer a Grosseto e per oltre 25 anni l’azienda Lungarotti di Torgiano (Umbria). Dalla sua residenza nel centro storico di Perugia, trasformata in museo, costretto in questi lunghi mesi agli arresti domiciliari per colpa della pandemia, mi ha inviato questo brillantissimo excursus storico sull’evoluzione (dalla preistoria ai giorni nostri) del pianeta vino, sacra bevanda cara agli dei.

Per chi non conoscesse Angelo Valentini, ecco quanto riporta il suo enciclopedico biglietto da visita: agronomo, enologo, erborista, oxologo (è uno dei più grandi esperti mondiali di aceto balsamico). E ancora: pittore, poeta, giornalista, scrittore, accademico della cucina (tra l’altro è presidente emerito dell’Associazione Ristoranti Regionali Cucina Doc), sommelier, brillante conferenziere, collezionista di oggetti preziosi acquistati in tutto il mondo, esperto e critico d’arte (possiede dipinti e sculture da far invidia alle quadrerie di molti musei statali). Infine enobibliofilo: possiede manoscritti rarissimi tra cui il volume originale «De Salubri Potu Dissertatio» (trattato sul bere salutare) del medico umbro-marchigiano Francesco Scacchi (1577-1656), nativo di Preci, ma cittadino di Fabriano.

Il volume, preziosissimo, parla con 50 anni di anticipo (1622) rispetto a Dom Perignon di vino frizzante elaborato con il metodo benedettino della rifermentazione in bottiglia, antesignano degli spumanti d’oggidì. Per la cronaca uno dei sette volumi originali, proprio su consiglio di Angelo Valentini, fu acquistato nel 1997 a Londra dalla famiglia Lunelli proprietaria della casa spumantistica trentina Ferrari ad un’asta da Sotheby’s per 14 mila sterline ed oggi è esposto nel salone d’ingresso dell’azienda di Ravina (Trento).

Le ere del vino nel corso dei secoli:

ERA PREISTORICA – Ritrovamenti fossili testimoniano che la vite era presente su questa Terra cinquanta milioni di anni fa.

ERA BIBLICA – La Bibbia narra che Noè fu il primo uomo a coltivare la vigna e dal frutto ottenuto estrasse quel vino che lo inebriò, provocando la derisione del figlio Cam.

ERA SUMERICA – Questa civiltà nella zona del Caucaso e dell’Asia Minore coltivava la vite e produceva vino già 5 mila anni avanti Cristo.

ERA EGIZIA – Nell’antico Egitto tremila anni a.C. il vino era la loro bevanda nazionale.

ERA GRECA – Tra il quarto e il secondo secolo a.C. era noto il vino di Lesbo, di Chio, Thasos, Coos. Un prodotto costoso e ricercato in tutto il Mediterraneo. Il nome Oinos=Vino è dovuto alla relazione che Dioniso ebbe con Altea, moglie di Eno.

ERA NUOVA – Alla pigiatura dei piedi, si sostituisce il torchio in legno a leva scoperto da Marco Procio Catone nel 50 a.C.

ERA ROMANA – Detta anche «Enotria Tellus», tutta la Penisola Italica viene coltivata a vigna, originando i seguenti vini: Falerno, Marsico, Cecubo, Mamertino, Rethico, Vino di Albano, Di Segni. I romani conoscevano anche l’arte di fare il vino mosso che chiamavano «Titillant». Bacco Dio del vino sposò Arianna a cui donò l’immortalità.

ERA CRISTIANA – Gesù alle nozze di Cana, pregato da sua madre Maria, converte l’acqua in vino.

ERA GALLICA – Le legioni romane diffondono la vite su tutto il territorio della Gallia e della penisola Iberica.

ERA MEDIEVALE – Con la caduta dell’ Impero Romano, iniziano le invasioni barbariche. Soggette al saccheggio sono le campagne prosperose, dove si produce vino, frumento, carni, causando l’inevitabile abbandono dell’agricoltura in generale. Resistono i monasteri dove le comunità religiose benedettine, il cui motto “Ora et Labora”, continua a produrre vino per necessità corporali e spirituali, bevanda poliedrica considerata Sacramento, alimento, lenimento. Nel 1622 Francesco Scacchi nativo di Preci (Umbria), culla del Monachesimo fondato da San Benedetto da Norcia, dà alle stampe un trattato rarissimo dal titolo “De Salubri Potu Dissertatio” dove parla della maniera di fare vini spumanti. Cinquanta anni dopo il monaco Benedettino Dom Pèrignon, cantiniere cellerario dell’Abazia di Hautvillers in Francia, copia il metodo dello Scacchi.

ERA PONTIFICIA – Nella storia del Papato molti sono i pontefici sensibili alla coltivazione della vite e attenti alla perfetta produzione del vino, necessario per la celebrazione eucaristica. Degno di attenzione Paolo III° Farnese 1536, in occasione di un viaggio apostolico da Roma a Nizza, porta al suo seguito il Picerna Sante Lancerio incaricato di scegliere i vini durante il viaggio di Sua Santità (sommelier ante litteram).

ERA MODERNA – Siamo nel 1709: una gelata catastrofica causa danni ingenti in tutto il territorio Europeo dove viene coltivata la vite.

ERA FILLOSSERICA – Un insidioso parassita mina le radici dei vigneti di tutta Europa, si ricorre al porta innesto americano resistente alla falcidia della fillossera.

ERA FASCISTA – Agli inizi il fascismo ha altri problemi urgenti da risolvere quello del pane quotidiano, la bilancia commerciale era mortificata dalla massiccia importazione di frumento, dalla Russia, dalle Americhe. Viene indetta la battaglia del grano impiegando varietà più produttive, una concimazione razionale, si prosciugano zone paludose, raggiungendo il traguardo della autonomia. Mussolini risolto il problema del pane, si dedica al vino, istituendo in ogni paese e città della penisola, la festa del’ uva con carri allegorici. Sorgono osterie rivendite di vino alla produzione, con la tipica insegna di una Frasca verde di quercia o di altro genere indicanti una rivendita a chilometro zero.

  • A produrre vino a cavallo dei due secoli era la conduzione della terra a mezzadria, le cantine appartenevano a casati nobiliari, non curanti dell’impresa in quanto tale, e vendevano il prodotto sfuso a commercianti imbottigliatori, altri facevano a gara a chi sfoggiava in etichetta più palle del loro stemma gentilizio.

  • Rimangono sul mercato nobili illuminati, imprenditori coraggiosi che investono nelle zone a vocazione vitivinicola, e tutti coloro che hanno compreso che il vino è merce preziosa da esportazione. Piccoli produttori per poter stare sul mercato si consorziano dando vita a Cantine Sociali cooperative. La cantina sociale Riunite di Reggio Emilia docet.

ERA DELLA STAMPA – Passata la miseria causata dalla guerra, inizia la ricostruzione di ogni settore della vita. Il comparto vitivinicolo è raccontato da giornalisti di chiara fama, non c’è giornale o rivista che magnifichi il vino, poi arrivano le guide dei vini con punteggi e simboli non sempre veritieri, ma tutto serve alla causa. Luigi Veronelli giornalista, scrittore, raffinato gourmet, esalta i piccoli vignaiuoli, le osterie, la ristorazione di paese. Scopritore di talenti, non si serve di punteggi, racconta cosa c’è dietro le quinte di una bottiglia, va nelle cucine, scopre le pentole. Cosa beve? I vini di Giacomo Bologna: Bricco dell’Uccellone, Bricco della Bigotta. Gianni Brera: giornalista sportivo e di gastronomia. I suoi racconti: immaginazione e fantasia, locuzioni calzanti, a volte sferzanti. Da buon Pavese amava bere Barbera e Bonarda intervallate da una fumata di pipa. Mario Soldati giornalista, scrittore, regista, compie un viaggio enogastronomico raccontando le mutazioni culturali e sociali del nostro Stivale, dà alle stampe il volume “Vino al Vino”. Sostiene a suo dire che i vini buoni sono quelli senza etichetta. Vini che beve tra una fumata di sigaro toscano.

Vincenzo Buonassisi giornalista, scrittore, disegnatore delle vignette umoristiche “Di buon gusto”. Promotore della costituenda Associazione Donne Del Vino. Raffinato gastronomo, signore d’altri tempi, magnifico anfitrione assieme a sua moglie Anna Pesenti, testimone la loro tavola sempre imbandita. Ospita personaggi e artisti di chiara fama da tutto il mondo. Un maestro nell’abbinamento dei vini, immancabili gli spumanti Italiani. Adriano Romanò giornalista, enologo honoris causa, autodidatta, una cultura enoica vasta, ha rappresentato per Milano e provincia le case vinicole più prestigiose, con rapporti sempre tesi con i suoi clienti, che tra l’altro pendevano dalle sue labbra, altrettanto tesi con le case che rappresentava, non risparmiava critiche a costo di rendersi antipatico. Un vignaiolo mancato, tanto da stampare i suoi biglietti da visita con questa dicitura: Adriano Romanò AROMI (acronimo di Adriano Romanò Milano) produttore di vini: Bellamona, Bellano, Belin. Un personaggio fuori dalle righe, memorabili le sue lezioni ai corsi AIS.

ERA DELLE BOLLICINE – Lo spumante Italiano prodotto in zone altamente vocate del Trentino, dai Fratelli Lunelli (Ferrari), dalla Cantina Mezzacorona, si distingue per personalità, austera, netta, pulita, maschia, vino da tutto pasto. I produttori emblematici di Franciacorta sono Maurizio Zanella Ca’ Del Bosco, Vittorio Moretti a Erbusco con connotati diversi dal Trentino, un prodotto effeminato, semisecco, ruffiano, poliedrico per ogni piatto. La qualità di entrambi conquista in poco tempo tutti i mercati del mondo, oscurando il cugino d’oltralpe. Grazie alle PR di Anna Pesenti direttore dell’Istituto dello Spumante Italiano (mi scuso con l’amico Antonino Trimboli per avere usato il termine Bollicine (s’in….azza forse a giusta ragione).

ERA DEL PROSECCO – Un vino mosso fratello cadetto dello spumante classico, prodotto tra Valdobbiadene e Conegliano, colline ricamate a vigna, uno spettacolo da vedere e da bere.

ERA RIVELLIANA – Ezio Rivella enologo, classe 1933, piemontese proveniente da una famiglia di produttori vinicoli della zona tra le Langhe e il Monferrato. Nel 1957 sbarca a Marino, nei Castelli Romani, zona di produzione di vini bianchi abboccati che i romani chiamavano “Cannellino”, vino piacevole e delizioso se bevuto sul posto di produzione e al fresco naturale delle cantine scavate nel tufo. All’uomo venuto dal Nord viene affidata la direzione della Cantina Sociale Cooperativa Gotto D’Oro. Un innovatore rivoluzionario DI…VINO, introduce tecnologie d’avanguardia, senza stravolgere il prodotto, tanto da sdoganarlo dal consumo locale, lo dota di “passaporto” per approdare finalmente alla conquista dei mercati del mondo.

Un successo grazie alla tecnologia di cui Rivella era profondo conoscitore, introduce il freddo in cantina, l’impiego di macchine imbottigliatrici isobariche. Risolve i problemi di chiarifica e di stabilizzazione. Molte le cantine che si avvalgono di questi metodi, tanto da indurlo a costituire una agenzia di consulenze e progettazioni denominata “Enoconsult”. Un’impresa titanica le viene affidata dai fratelli Mariani, italo americani, un progetto faraonico da realizzare in una zona della Toscana ritenuta a quell’epoca la più povera della regione: Montalcino. Migliaia di ettari da dissodare, da sterpi, pietre, rovi e sassi, trasformati dalla lungimiranza del Drake Rivella in azienda modello unica al mondo, sì da meritarsi il titolo di Cavaliere del Lavoro della Repubblica Italiana.

ERA ENOLOGICA – Ezio Rivella Presidente dell’Associazione Enologi Italiani dal 1975 al 1987, ha trasformato l’Associazione di amici buontemponi amanti del vino, in una organizzazione ascoltata dalle istituzioni, oltre a collocare enologi necessari nella conduzione delle cantine.

ERA TACHIS – Un altro enologo piemontese che ha rivoluzionato la qualità del vino riportando in auge cloni considerati di provenienza estera o addirittura dimenticati per la loro scarsa produzione. Il padre putativo dei grandi vini di Bolgheri fino allora noto per il Rosé.

ERA VINITALY – Il successo della rassegna vinicola veronese di tutto prestigio si deve ad Angelo Betti direttore dell’ente Fiere di Verona, un romagnolo spiccio, pratico, presente nei padiglioni e negli stand degli espositori con la sua piccola bicicletta, pronto a risolvere qualsiasi problema eludendo le pastoie della burocrazia.

ERA DEI SOMMELIER – Anni 50/60, il vino cambia aspetto, da bevanda generica a nettare piacevole, soggetto a valutazioni di carattere edonistico e fisiologico. Sorgono associazioni preposte ad arricchire il bagaglio culturale di tanti appassionati della materia, partendo dalla vigna al calice. Meritevoli l’AIS e la FISAR, che grazie ai corsi di degustazione e i relativi processi di vinificazione, hanno contribuito alla divulgazione del vino e del buon bere, hanno sfornato un esercito di estimatori, pochi o rari gli addetti alla ristorazione.

ERA GIORGIO GRAI – Enologo trentino dal palato e naso di una sensibilità unica, le sue valutazioni erano sentenze inappellabili. Un Signore nei modi, un parlare suadente, vestiva solitamente in Principe di Galles, pilota temerario alla guida sua Gordini Sport. Una grossa perdita, al Vinitaly un’istituzione. Il suo laboratorio a Bolzano affollato da migliaia i di campioni di vino inviati da moltissimi produttori italiani in attesa di giudizio. Non aveva vigne, creava vini con la fantasia e l’estro di cui solo poeti e artisti sono dotati.

ERA COTARELLA – Riccardo e Renzo Cotarella, due fratelli di origine orvietana, nati con il DNA legato all’Enologia. Viticultori fin dall’infanzia in un territorio ricco di storia legato alla residenza Papale, al miracolo di Bolsena, alla presenza degli Antinori, tutti elementi, che hanno contribuito a cambiare la fisionomia dei vini, renderli piacevoli, usando semplicemente uvaggi di condimento che ne esaltano profumi e gusto. Renzo ha sposato gli Antinori. Riccardo è padre putativo di almeno 300 vini Italiani che si sono distinti.

ERA DEGLI ARCHITETTI – Il vino in questa era perde in parte il possesso del proprietario e dell’enologo, la cantina non è più di Tizio o di Caio, ma dell’architetto che l’ha progettata. Arnaldo Pomodoro con il Carapace per la famiglia Lunelli a Cannara Umbria, Mario Botta con Petra a Suvereto, Renzo Piano con la cantina Rocca di Frassinello nella Maremma di Paolo Panerai, Giovanni Bò per la cantina con i residuati Dalmine a Bolgheri per Angelo Gaja, Marco Casamonti a San Casciano Val di Pesa per Piero Antinori.

I DIVINI DEL MARCIAPIEDE – Personaggi dimenticati dalla stampa del settore, ai quali ho dedicato un libro che ricorda il loro lavoro, la loro personalità. La “Famiglia Personaggi” dimenticati dalla stampa del settore ai quali ho dedicato un libro che ricorda il loro lavoro, la loro personalità. La Famiglia e quella più allargata rappresentata dai loro clienti. Un lavoro che non ha orari, devi adeguarti ai tempi che ti concede l’Oste, l’enotecaro, l’albergatore. Di grande soddisfazione se fatto con passione ed è l’immagine ambulante dell’Azienda.

ERA DELLA CONOSCENZA – Demetrio Zaccaria, mecenate vicentino, dona alla sua città la monumentale biblioteca “La Vigna”, una raccolta di oltre 60 mila volumi compresi incunaboli e cinque centine inerenti la vite, il vino, l’agricoltura in generale. Orgoglioso di essere stato suo discepolo e amico, consapevole di non sapere come diceva Socrate.

ERA TREMILA – Stiamo camminando verso il terzo millennio, non oso immaginare quale sarà il vino del futuro. La risposta forse la può dare il cattedratico trentino prof. Attilio Scienza, che ha affermato: “La viticultura non sarà più la stessa in virtù del progetto in corso che prevede la mappatura e il sequenziamento del patrimonio genetico”. Prosit. (Angelo Valentini)