Siamo ancora qui, con Pierluigi Gorgoni, giornalista e ”wine educator” del Consorzio Vini Alto Adige. Stavolta si parla di “Alto Adige, qualità su più quote”.

Ho già incontrato Gorgoni come relatore della serata del Pinot nero altoatesino organizzato tempo fa dalla FISAR Milano; questa volta il tema è più libero, si spazia di più tra vini bianchi e rossi, alla scoperta di un territorio dove, dicono, la vigna è anche un po’ l’orgoglio del vignaiolo, una questione personale. C’è questa sorta di competizione “tra vicini di casa” e questo fa sì che “alla fine entro un vino si sente l’indirizzo, da dove proviene”.

Certo, c’è anche il fatto che il sottosuolo dell’Alto Adige è estremamente variegato, tra porfidi, rocce metamorfiche, calcare dolomitico. Ma c’è anche una cura attenta da parte dei 5000 vignaioli (circa) che gestiscono 5400 ha di vigneto; oltre al sottosuolo diverso, spesso lo stesso vignaiuolo deve preoccuparsi di ottenere il meglio da vigneti posti ad altitudini diverse. Ci sono tante varietà di vitigni in Alto Adige; ogni varietà è adatta a un particolare terreno, ha una particolare altitudine, ma tutte hanno un’identità comune.

Si comincia con il Mueller Thurgau Graun 2015 di Kurtatsch. Sentori di gelsomino, pietra focaia, pesca bianca, pepe bianco e noce moscata, leggere note di pera e di origano. Il sottosuolo è ricco di minerali e infatti il vino fresco vivo, persistente, sapido.

Il Pinot Bianco Sirmian 2015 di Nals Magred ha ottenuto più riconoscimenti ed è un’etichetta di riferimento. Il pinot bianco si adatta in maniera differente ai vari terreni e sopporta anche l’invecchiamento; in questo caso ci troviamo di fronte a un vino che ha fatto un passaggio in legno, offre sentori di frutta gialla, anche fiori gialli (ginestra). Anche qui abbiamo una bella spalla acida, la scelta della cantina è di non fare fermentazione galattica perché la giusta maturazione riduce l’acido malico. Abbinamenti ideali? Risotto agli asparagi, tortelli al burro fuso.

Il Kerner Valle Isarco Aristos 2016 della Cantina Valle Isarco è ottenuto da uno tra i vitigni più tipici, per l’appunto, della Val d’Isarco. Infatti, a causa della conformazione geografica della valle, che determina un cono d’ombra alle quote più basse, è necessario andare in altitudine.

Quindi, trovano spazio in val d’Isarco Kerner, Sylvaner, Grüner Veltliner, vitigni adatti ai climi freddi.

Il Kerner prende il nome da Justinus Kerner, poeta e medico della prima metà dell’ottocento; è un vitigno adatto all’alta quota, semi aromatico.
Profumi di lavanda, di violette, glicine; frutto bianco, acido. Presenta estremi che poi alla fine trovano un equilibrio. È rotondo, con sentori anche di melone bianco di uva matura; in bocca ha una coda acida, è sapido. Nel retro-olfattivo si colgono profumi di pompelmo, cedro, bergamotto candito.

Il Gewürztraminer von Lehm 2015 di Castelfeder nasce sull’argilla. Il suo 15% di alcol in volume sorregge un vino ampio, quasi da meditazione. Cresce in una zona calda; il gewürztraminer è una varietà tardiva che si deve piantare nelle zone più calde. Rose, confettura di rosa, profumi raggrumati di confettura di arance amare, una leggera nota minerale, spezie per questo gewürztraminer da vendemmia tardiva, che ha subito anche un attacco dalla “muffa nobile”, la Botrytis cinerea, quella per intenderci che ci regala il Sauternes.

La Schiava Gschleier Vecchie Vigne 2015 ha fatto una macerazione lunga, poi il legno per circa 10-11 mesi, per la fermentazione malolattica. Sentori di ciliegia, frutti di bosco, vaniglia e pepe. È un vino abbastanza tannico, “finto semplice”, poi si snoda.

Il Pinot Nero Schweizer 2014 Riserva di Franz Haas deriva da un’uva difficile, che lascia grande spazio l’interpretazione individuale. Nel 2014 si è perso circa il 60% dei rossi, perché l’annata ha imposto una selezione difficile. Qui il pinot nero assume caratteristiche vicine a quelli della Borgogna. È un vino che ha bisogno di tempo.

Quando sono uscito dal seminario, il banco di assaggio aperto al pubblico era ormai chiuso: così, non so dare un resoconto di quello che vi si poteva trovare. Solo la rapida impressione, all’arrivo, di un evento molto frequentato e molto atteso.