Hollywood

Come ogni mattina, anche oggi do un’occhiata ai lanci Ansa. E scopro che domani comincerà il casting per una nuova produzione televisiva finanziata da Trentino Film Commission. Sono dieci, vengo a sapere dal sito del dipartimento provinciale, le produzioni foraggiate dalla Provincia di Trento fra giugno e dicembre di quest’anno. Il casting di domani, che si terrà a Mezzocorona, servirà ad arruolare comparse per la fiction “Una buona stagione”, storia di viticoltori, di intrecci e di trame fra vigneti e cantine. Quindi dopo “Vino dentro”, il capolavoro annunciato che nelle intenzioni dovrebbe spopolare al Festival di Berlino e le cui riprese cominceranno giusto ad agosto, la Provincia investe ancora, non sappiamo quanto, sull’enocinema. Anzi, questa volta sull’enofiction. Chi segue questo blog, conosce già il nostro pensiero circa questa impostazione spettacolarizzata della viticoltura trentina. Il cinema, e la fiction, non ci fanno schifo. Anzi. Frequentiamo regolarmente i circuiti d’essai e siamo cresciuti a pane e cineforum.  Ma siamo convinti che oggi il vino e l’agricoltura trentina abbiano bisogno di altro dallo spettacolo. Il problema del vino non è il riverbero della sua immagine all’esterno – in questi giorni Cavit sta spopolando a Londra in Casa Italia –, il problema semmai è quello di un’immagine starata rispetto alla realtà,  di un’immagine delegata ai look maker e agli wine maker dell’enospettacolo. E ancora di più, il problema, semmai, sta nella produzione (in campagna e in cantina non nei teatri di posa)  e solo dopo nella comunicazione televisiva o cinematografica che sia. Immaginare che il vino sia semplicemente una merce multimediale da comunicare è un errore. Fatale. Buon casting a tutti.