pubblico arRIVAno i Vignaioli 2012 Mi frullano anche altre considerazioni a margine della recente manifestazione dei Vignaioli a Riva del Garda, oltre all‘eccellente resoconto di Tommaso Iori sulla degustazione dei Nosiola d‘annata.

L’aver ripetuto l’incontro di un anno fa nello stesso luogo è prima di tutto segno che si vuole costruire qualcosa, a differenza di chi va di fiore in fiore in giro per il mondo quasi che la promozione fosse un tour enoturistico. Poi, la conferma che i Vignaioli intendono far da soli piuttosto che viaggiare mal accompagnati anche sobbarcandosi il tiket per intero. Ribadendo, come hanno fatto il presidente Balter ed il suo vice Cesconi in conferenza stampa, che senza un organico Piano di rilancio del sistema vitivinicolo trentino, la loro indisponibilità a soluzioni posticce solo perché paga pantalone.

E posticcia, per usare un benevolo eufemismo, appare la situazione dopo la delibera provinciale che un mese fa avrebbe dovuto segnare una svolta programmatica dopo anni di tentativi di risolvere i temi sul tappeto. I documenti d’analisi e propositivi si sono sprecati e non si sono voluti affrontare i nodi cruciali dalla produzione alla commercializzazione, ma limitandosi alla promozione istituzionale e poco altro. Mettere mano al tetto dell‘edificio non significa, infatti, che la costruzione regga dalle fondamenta, come non hanno retto i pilastri dell‘autostazione di Cles che si è abbattuta beffardamente su 5 pullman di Trentino trasporti.

Meno male che qualcuno – i Vignaioli nella fattispecie – contestano garbatamente, ma risolutamente.

Il Palazzo snobba ed a Riva non si sono visti ufficialmente né politici né dirigenti pubblici. Non erano in vendemmia, né ai sopralluoghi per la grandine. Per loro la Rocca era semplicemente “altra”, una minoranza di facinorosi che non vogliono stare alla regola unica. Ad onor del vero, si sono notati il presidente di Cavit Adriano Orsi e di sera il presidente del Consorzio Vini Elvio Fronza con signora, che l’anno scorso era accompagnato dal direttore Bona. Chissà che non sia rimasto in ufficio a preparare il Piano triennale prossimo venturo.

Scherzi a parte, perché di uno scherzo si tratterebbe visti i precedenti, i Vignaioli hanno fatto il pieno di presenze ed anche qualificate. Sono quasi tutti giovani, i Vignaioli, come giovani o giovanili sono stati i visitatori, a dimostrazione che se si propone Qualità non c’è tempo uggioso che tenga, si va nonostante gli ingorghi stradali e le preoccupazioni di campagna. I Vignaioli come prim’attori con i loro brand varietali o di fantasia. L’origine geografica è data per scontata, non più conclamata come un tempo quando anche il titolo era “Il Trentino dei Vignaioli”. Segno dei tempi, si dirà, ma che fa riflettere.

Quello che si è visto alla Rocca di Riva è stato comunque un Trentino vero, come vorremmo fosse il Trentino tutto. Alla gente non importa gran ché delle beghe fra corporazioni e nessuno, credo, abbia sentito la mancanza del 90% dei produttori che non potevano essere presenti con le loro cooperative, extravergine dell’Agraria di Riva escluso. Una considerazione, questa, colta da Orsi e che si dovrebbe porre alle Cantine di primo grado non meno che ai politici e dirigenti istituzionali.

Per un paio di mesi ancora ci sarà la preoccupazione della vendemmia che appare buona in qualità, ma scarsa qui come in tutta Europa. Di solito questo è scenario che prelude ad un aumento dei corsi, ma la crisi finanziaria generale e quella economica dei consumatori renderà difficile il ritocco dei prezzi al consumo. In passato ci pensavano puntualmente i facitori di vino veneti e romagnoli a colmare le lacune, mentre oggi dovremmo ricorrere al marketing strategico che avrebbe, anche per questi casi, soluzioni idonee, ancorché complesse come complesso è lo scenario.

Un’occasione fantastica per il Trentino. Una grande opportunità per ridisegnare un quadro nuovo e moderno del settore vitivinicolo come fecero i nostri padri all’indomani della guerra, 70 anni fa.

Con la fondamentale differenza di non avere campagne stravolte, cantine da ricostruire, mercati da trovare e portafogli da riempire. Oggi sembra tutto a posto, ma in realtà tutto va adeguato agli scenari futuri, se è vero come è vero, che dopo questa crisi nulla resterà più come prima.

Fuor di retorica e visto che piace discutere più di promozione che d’altro, a fine vendemmia bisognerà aver deciso sulla presenza del Trentino al prossimo Vinitaly. I Vignaioli sono anch’essi per una partecipazione unitaria, ma tutti assieme – pare – non trovino posto nell’area Trentino. Perché non ridurre ai minimi termini la larga presenza istituzionale (privatizzazione alla Mario Monti) lasciando spazio ai produttori?

Sarebbe un bel segnale d’inversione di tendenza ed un primo mattone per la casa da ricostruire.