head Ci pensavo ieri sera, mentre scorrevo l’ultimo numero della Gazzetta di San Leonardo, newsletter dell’omonima maison di Borghetto all’Adige, che da trent’anni ci regala uno dei più blasonati, e diciamolo: anche uno dei più buoni, bordolesi italiani e internazionali, il San Leonardo. Leggevo la notizia della partecipazione della Tenuta alla prossima edizione di Vinitaly (7/10 aprile 2013). Come capita da sempre, almeno a mia memoria, i vini del marchese Carlo Guerrieri Gonzaga non li troveremo nel padiglione occupato dalle aziende trentine (il 3), ma un bel po’ più in la, al padiglione misto, il 7 (D5). E’ chiaro che ciascuno sta dove gli pare, del resto la maison del San Leonardo non è l’unica che diserta il padiglione trentino a favore di collocazioni più prestigiose e più congrue rispetto alle proprie aspettative commerciali. Ma quella di Borghetto non è un’azienda qualsiasi: è l’azienda vitivinicola decisamente più significativa del Trentino, almeno per la sua capacità di proiezione di immagine in Italia e nel mondo. E allora, si pone una questione: perché in tutti questi anni non si è fatto in modo che il San Leonardo (almeno nei giorni di Vinitaly) restasse in Trentino? Perché non ci si è dati da fare per convincere il marchese a prendere in mano la bandiera del vino trentino? Perché qualcuno non ha mai pensato di affidargli una simbolica funzione di ambasceria del vino trentino? Ma forse dell’esperienza del Marchese e del modello San Leonardo, a Trento, non è mai importato molto ad alcuno. Anzi nulla. O quasi.