A margine del post di ieri, che tracciava la radiografia in crescita del fatturato della cantina (sociale) di San Michele Appiano. Oggi, grazie alle informazioni veicolate dal ufficio stampa che cura la comunicazione dell’azienda alto atesina, siamo in grado di approfondire con l’ausilio di alcuni numeri, le ragioni di un successo, che è il successo della vitivinicoltura di qualità dell’Alto Adige.

Dunque, ieri abbiamo appreso che 2 milioni e mezzo di bottiglie generano un fatturato franco cantina di 18 milioni di euro (+ 11% sul 2014):ovvero che le bottiglie escono dalla cantina  ad un prezzo medio di circa 7,20 euro per affrontare il mercato globale (38 Paesi nel mondo: il 30% all’estero, in particolare negli USA, in Germania, in UK, Russia e Giappone. Il restante 70% delle vendite è rappresentato dal mercato italiano).

Oggi passiamo sul fronte dell’acquisto della materia prima, cioè dell’uva. I soci di Eppan sono 340 e insieme coltivano 380 ettari di vigneto. Lo scorso anno, sono riusciti a vendemmiare 30 mila quintali d’uva, remunerata mediamente 290 euro a quintale, sulla base di una produttività/ettaro di circa 80 quintali e una rimuneratività/ettaro di oltre 23 mila euro. In Trentino, tanto per tappare la bocca una volta per tutte ai detrattori per professione  e per interesse di bottega del modello alto atesino, la redditività/ettaro media è di poco superiore agli 11 mila euro, pur con una produttività/ettaro abbondantemente superiore ai 100 quintali.

Questi numeri, nudi e crudi e da soli, raccontano una bella storia (cooperativa) di successo. Che, tuttavia, non trova pari in Trentino. Il perché? Il percome? Beh, questo lo abbiamo scritto tante volte su questo blog: dagli anni Ottanta in poi le due province e le due denominazioni di riferimento hanno imboccato strade diverse. L’Alto Adige quella della vitivinicoltura territoriale, il Trentino la strada della produzione industriale spinta, che impone maggiori produzioni ma garantisce marginalità inferiori. #seguirabrindisi.

Per essere ancora più chiaro e per evitare fraintendimenti, pubblico uno specchietto riassuntivo che mette a confronto la Eppan con quello che considero un gioiellino della vitivinicoltura trentina di qualità, la Roverè della Luna: la sociale più a nord del Trentino, quindi la più vicina all’AA, da cui, fra l’altro, attinge anche la DOC Sudtirol per una parte della sua produzione. Simile, dico simile, per composizione sociale e misura del vigneto alla Appiano.

Preciso che i numeri riguardanti la coop alto atesina sono stati forniti dall’Ufficio Stampa della Cantina, mentre quelli relativi alla Roverè sono desunti dall’ultimo documento di bilancio.

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