Bruno Grigolli Agricoltore-Artista della Vallagarina: è così che Bruno viene definito da un suo storico cliente e dobbiamo ammettere che l’espressione comunica perfettamente questo enologo-produttore che ha sposato appieno il progetto di recupero di una zona della Vallagarina altamente vocata alla viticoltura, volta principalmente alla produzione di vitigni a bacca nera.
I suoi vigneti, collocati sopra l’abitato di Mori Vecchio, sono terrazzamenti rubati al bosco che sovrastano la frontiera verso il Lago di Garda e poggiano su terreni calcareo-argillosi esposti a sud-est. È un territorio scolpito dal Pelèr, vento fresco dei mesi estivi, e dalla più famosa Ora del Garda, dolce brezza pomeridiana, che insieme garantiscono le escursioni termiche necessarie a donare complessità e armonia al vino, ma anche all’anima! Sedetevi e ascoltate l’energia che trasmettono al territorio. Passeggiando tra queste vigne si percepisce come le piante, grazie alle radici che entrano in profondità nel terreno roccioso, conquistano un equilibrio essenziale per produrre uve di qualità. Sembra quasi di aver incontrato una delle migliori perle del mare: un piccolo grande gioiello del Trentino dove la terra, il sole e l’acqua creano una combinazione armonica.
Fondamentali per l’azienda la figura della moglie Giovanna, sommelier e braccio destro di Bruno nonché il figlio Marco che porta avanti il ventaglio enoico generazionale, con qualche new entry come il rifermentato in bottiglia di un buon vitigno a bacca bianca coltivato sulle sponde occidentali della Valle del Càmeras che aspetta ancora in cantina il momento giusto per essere sboccato e commercializzato.
La cantina ci colpisce per la pulizia e l’essenzialità: roccia a vista e barriques di varia provenienza destinate alcune ai bianchi altre ai rossi.
Partiamo con la degustazione dei bianchi introdotti solo in tempi recenti e precisamente un Gewürztraminer affinato solo in acciaio e uno Chardonnay che per un 50% affina in Barrique. Prodotti diversi ma vincenti. Lo Chardonnay è un omaggio poetico al nonno e leggendo l’etichetta un brivido affiora sulla pelle. Le uve provengono da un vigneto di 40 anni allevato a pergola trentina, privo di impianto di irrigazione. Una macerazione di 5 giorni sulle bucce dona al vino un colore dorato luminoso, un profumo intenso e complesso, in bocca persistente e, come dice Bruno, “territoriale”.
Prima dei rossi assaggiamo il rosato che essendo ottenuto da salasso può essere considerato un rosso sotto mentite spoglie. Quando arriviamo ai rossi il gioco ci cattura! Bruno realizza vini da uve bordolesi sia in purezza che in blend e, tra tutti, due spiccano il volo.
Il Trilogia 2017 già dal colore ci ammalia: un rosso rubino che sprigiona una luce vivace quasi brillante. Il naso apre con una nota balsamica che amplifica i profumi di piccoli frutti rossi e neri, una leggera speziatura e note erbacee che ci conducono trepidanti all’assaggio. L’impatto è deciso e in bocca è materico, con tannini cesellati e precisi. Ottima persistenza e finale di bocca appagante.
Erminio 2017, vino dedicato al nonno di Bruno, è un Cabernet Franc in purezza e può essere considerato un uomo di altri tempi: tenace, onesto e di poche parole. Lo degustiamo in un calice più ampio per coglierne tutte le sfumature. Colore luminoso, naso conturbante e in bocca la conferma di un vino di buona fattura, pieno e persistente. Un Cabernet Franc raffinato.
Quest’azienda ci ha colpito perché è espressione di un team familiare unito che riesce a portare qualità nel calice e nella vita. Prosit!