Ma quanti lo sanno che domani è la Festa della Liberazione. O meglio cosa si celebra, ripeto celebra, il 25 aprile.
Liberazione dal fascismo, dalla dittatura, dall’occupazione straniera. Liberazione dall’ottusità violenta del potere.
Mah, pochi. Credo. Anche fra i nostri lettori. Osservo che anche gli amici del blog organizzano, per domani, spensieratissime gite fuori porta all’insegna della ludica estetica dopolavoristica birre&tartine, senza curarsi di fare neppure un vago accenno alle ragioni politiche del 25 aprile.
Dev’essere il segno di questi (brutti) tempi: tempi secolarizzati e mercificati.
La pedagogia volgare interpretata da Trentino Marketing in questi anni ha insegnato qualcosa: ha depoliticizzato tutto. Per politicizzate tutto. Per mettere tutto al servizio del regime prosaico di via Romagnosi.
E così la memoria sfumò nel magnifico mondo dei buffet.
Eppure il fascismo, come atteggiamento culturale, come modalità di esercizio del potere, in Trentino è uno dei tratti tipici e tipizzati con cui si manifesta l’esercizio del dominio. In Trentino, dove basta poco per essere messi al bando. Per essere oggetto dell’ inutile violenza ritorsiva delle istituzioni.
In Trentino dove, per esempio, capita che ad una fra le tante, poche, associazioni benefiche che  provano a fare cultura del vino, venga chiesto di pagare un servizio che fino al giorno prima veniva elargito gratuitamente. Ah già, ma fino al giorno prima la benemerita associazione non aveva ancora sollevato il naso dal bicchiere. Ma quando lo ha sollevato, il naso, e ha annusata l’aria e ha provato a dire che l’odore era un po’ fetido, sono cominciate le mazzate. E l’olio di ricino.
I torturatori di via Tasso forse avevano i coglioni. Forse.
Gli yes-man di palazzo TuttaFrutta nemmeno quelli. Si accontentano di un euro. Un euro a bicchiere.
Ma  noi non ci arrendiamo. Né ai torturatori in giacca e cravatta né ai loro epigoni di Trento: #territoriocheresiste
E ora buon 25 aprile a tutti.