Gentilissimo Cosimo Piovasco di Rondò,
sono socio di tre cooperative ed amministratore di due di queste,
Le scrivo per esprimere la mia grande delusione nell’apprendere delle dimissioni da Presidente della Federazione delle Cooperative di Giorgio Fracalossi.
Da cooperatore convinto pensavo e speravo fino all’ultimo che questo non accadesse mai, ma ahimè è successo, e per chi come me è nato e vive tutti i giorni di cooperazione è una sconfitta che brucia: a questo punto era certamente meglio il quinto mandato a Schelfi…
E brucia ancora di più l’apprendere proprio sul mensile “La Cooperazione Trentina” di delegazioni che provengono da tutto il mondo per conoscere e tentare di esportare questo nostro modo splendido di governarci. E noi?
Noi lo svendiamo, bistrattandolo così, lasciandoci espropriare le nostre Casse Rurali, veri gioielli di governance territoriale. E non occorre essere dei profeti per capire che poi sarà la volta delle Famiglie Cooperative di vedersi togliere l’autonomia, specialmente se il secondo grado non capisce dove non funziona, poi piano piano toccherà pure alle Cantine Sociali di doversi fondere perché anche qui la territorialità non viene salvaguardata e si persegue, per dirla alla Morelli, la prospettiva “industrial-padana”, la vicenda del Pinot Grigio delle Venezie ne è l’esempio lampante.
Abbiamo ancora tempo per salvare la nostra amata Cooperazione?
Io credo di sì, ma a due precise condizioni:
la prima è quella di dare nuovi strumenti di partecipazione al socio, il socio deve essere messo pienamente nelle condizioni di decidere il futuro della sua società non può subire assolutamente decisioni calate dall’alto, tanto per citare un esempio: il nuovo modello organizzativo di Cavit, non può essere imposto, deve essere compreso e deliberato dai soci delle singole Cantine Sociali.
E per trovare questi nuovi strumenti di partecipazione suggerirei di coinvolgere l’Università o la Fondazione Bruno Kessler, loro sapranno certamente guidarci.
La seconda condizione per salvare la nostra amata Cooperazione Trentina è quella di avere un Presidente da subito non fra sette/otto mesi perché le varie correnti debbono trovare la persona adatta alle loro esigenze, no, non possiamo permettercelo, abbiamo davanti scadenze troppo importanti per proseguire con la vice vicaria che per capace che fosse non avrà mai l’autorevolezza necessaria in questo delicato momento.
Grazie,
Giuliano Preghenella