Due giorni fa, il direttore generale di FEM – Fondazione Edmund Mach, Sergio Menapace è intervenuto all’assemblea di Confagricoltura del Trentino e rispondendo ad una domanda che gli è arrivata dal pubblico, ha chiarito i contorni del recente accordo tra FEM e Villa Banfi, per l’impianto nell’areale di Montalcino di alcuni vitigni resistenti (ECO IASMA) elaborati dai ricercatori di San Michele.

Menapace, bontà sua, ha spiegato quello che tutti già sapevamo: il sistema vitivinicolo trentino, pur interpellato, non ha dimostrato interesse per queste sperimentazioni, che vanno decise nella direzione dell’agricoltura sostenibile, attraverso la costruzione di nuove varietà resistenti alle malattie. Da qui, da questa constatazione, la scelta di un interlocutore in terra di Toscana, a Montalcino.

Lo si sapeva da lunga pezza, che il sistema trentino è refrattario a tutto ciò che non si chiama Pinot Grigio, ma se ad affermarlo, in una sede pubblica e autorevole come l’assemblea di Confagricoltura, è il numero due di Fem, tutto prende un’altra piega e assume un altro peso. E oltre a introdurre il tema della (non) propensione del sistema trentino all’innovazione sostenibile, squarcia il sipario su un tema delicatissimo: quello del rapporto fra enti di ricerca e territorio che li finanzia.

audio dell’intervento di Sergio Menapace, dal minuto 16 in poi le dichiarazioni sugli incroci IASMA