rosi Oggi ripensavo all’articolo di Angelo Peretti pubblicato qualche giorno fa su Internet Gourmet. A cui ho già fatto qualche chiosa su questo blog. Ripensavo alle sue riflessioni circa la spersonalizzazione dei vini trentini, anche quelli prodotti dai vignaioli indipendenti: vini perfetti tecnicamente, vini corretti, vini eccellenti ma, allo stesso tempo, vini senza personalità territoriale. Mentre ripensavo a tutto questo, mi è venuta in mente un’intervista che qualche anno fa, era il 2008, Eugenio Rosi, artigiano del Marzemino, rilasciò a Michele Trentini e Davide Ondertoller, nell’ambito del Festival PortoBeseno. Ho cercato in rete quell’intervista e la ho trovata in Youtube. Meraviglia della tecnologia, quando puoi avere a portata di mano tutte le informazioni che cerchi. La ho riascoltata: mi sembra una lezione magistrale. Da Università del Vino. Di un’attualità, purtroppo, sconcertante. Racconta tante cose intelligenti. E soprattutto di grande buon senso. Senza nascondere le difficoltà che una ricerca come questa, quella della tipicità e del carattere territoriale del vino, può incontrare. Mi pare, però, si possa partire proprio da qui, dalle parole del Dio Proletario del Marzemino, per provare a discutere della personalità, oggi smarrita, del vino trentino.