pinot grigio cronaca 1di Augusto Marasca* – Il merito dell’argomento sul vituperato vitigno apparso sul blog che ha scatenato centinaia di post, è quello di aver generato una serata interessante, ricca di spunti e riflessioni.

Innanzitutto è doveroso ringraziare il padrone di casa del “Mas de la Fam”, Luca Boscheri, per la piacevole accoglienza, oltre a tutto il personale, Marco Larentis per l’impeccabile direzione della serata e i Cosimi per avermi coinvolto.

L’evento ha richiamato un gran numero di addetti ai lavori, produttori, enotecnici, responsabili di realtà cooperative e giornalisti, tutti appassionatamente interessati alla materia.

Numerosi si sono succeduti gli interventi dopo la mia breve introduzione sulla definizione di “luogo – non luogo”; alle precisazioni di carattere antropologico, sono seguiti altri interventi di carattere “politico”, alcuni a difesa della territorialità del Pinogris e della relativa ricaduta in termini economici che esso rappresenta, altri invece in netta contrapposizione, contestando l’idea di un vino massificato “tout court” .

Ad alcune domande, poste inizialmente dal sottoscritto e successivamente dal noto blogger Ziliani ai partecipanti, non è stata data risposta, mentre altre hanno trovato maggior fortuna.

Dopo la serata, ritengo che ciascuno di noi sia rimasto fermo nelle proprie posizioni, anche se alcuni interventi accalorati e ficcanti sono piovuti come delle autentiche stilettate ed hanno posto seri argomenti di riflessione, soprattutto se pensati in relazione all’equazione piccolo produttore / vino di qualità = grossa realtà cooperativa / vino di massa.

Grazie agli spunti in particolare di due grandi personaggi del calibro di Peter Dipoli e Renzo Pojer , autentici Vigneron e rappresentanti dei vini di qualità, sono emerse le difficoltà che le piccole realtà vinicole stanno riscontrando nel trovarsi immerse in un mercato sempre più globalizzato, estranee alle logiche commerciali delle grandi realtà cooperative.

La discussione poi è proseguita con alcuni interventi a difesa del modello cooperativistico, con altri atti a rivendicare la territorialità del Pinogris. Alla fine siamo stati richiamati all’ordine da Marco Larentis (la degustazione del Pinogris era prossima) e ci siamo accomodati in sala.

LA DEGUSTAZIONE

Verteva su sei Pinogris provenienti da varie zone viticole della Regione e non: PG di S. Margherita Valdadige, PG Albino Armani, PG di Roverè della Luna, PG Jermann, PG Istituto S. Michele all’Adige e PG di Armin Kobler.

Infine è stato servito l’agognato piatto del ristorante “Mas de la Fam” costituito da: “turbante di salmerino con cuore di gamberi al lardo, cipolla bianca stufata al Pinot grigio e dressing di zucca gialla”. A seguire la “crostatina al Teroldego Rotaliano e frutti di bosco con salsa allo yogurt e noci del Bleggio pralinate” ha accompagnato la conclusione della serata.

Quesiti (parzialmente) irrisolti

  • Il PG può diventare il vino simbolo della nostra Provincia?

  • Il vitigno di PG può esprimere grandi vini?

Conclusioni (e speranze …..)

Forse sarebbe il caso di sedersi tutti attorno ad un tavolo (Produttori, Direttori di Cantine Sociali e persone che con competenza gravitano attorno a questo mondo), per potersi dire finalmente le cose in faccia, una volta per tutte, sforzandoci tutti di agire per il bene del nostro Trentino, ognuno rinunciando a prese di posizione eccessive e/o addirittura integraliste.

Arrivare ad una sintesi finale insomma, che ponga fine al dualismo tra i piccoli Produttori e le grosse realtà cooperative, in modo da creare un’immagine solida della nostra Provincia che diventi riconoscibile per i vini di qualità, generatrice di grandi vini (oltre che dei vini di massa), identitaria per alcuni vitigni, con forte brand per altri, che crei benessere diffuso, coniugato ad un turismo seriamente sostenibile legato al territorio.

Un sogno?

* – Ringrazio del competente contributo Augusto Marasca che insieme ad Angelo Rossi, si è prestato a fare da Brand Ambassador di Trentino Wine Blog