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E’ strana la vita. Soprattutto quando ci si occupa di battaglie perdute.
Fra qualche giorno, il 16 luglio, i vertici di Cavit – il presidente Orsi, il direttore generale Zanoni, l’enologo Faustini – insieme ai ricercatori FEM, presenteranno le risultanze di 12 anni di ricerca sul Marzemino. L’appuntamento, si legge nell’invito inviato ai fortunati selezionatissimi dell’indirizzario Cavit, è fissato a Maso Romani per le 16,30.
Il Marzemino in Vallagarina. Il progetto Maso Romani”, questo il titolo dell’appuntamento. Seguirà una visita guidata al vigneto sperimentale e, testuale, la serata si concluderà con un buffet.
Bene, chiaramente la notizia mi fa piacere. Naturalmente non so cosa racconteranno gli uomini della cooperazione circa i loro progetti sul Maso della conca di Volano e soprattutto non conosco, in anticipo, le evidenze dei 12 anni di ricerca e sperimentazione sul Marzemino. Anche se, ad occhio, credo di aver già capito l’antifona: il vigneto di Marzemino deve essere ridimensionato e riportato nelle zone storiche dei Ziresi e di Isera. Tutto il resto deve essere espiantato, poiché la ricerca e la sperimentazione hanno dimostrato che il patrimonio genetico e le caratteristiche ampelografiche di quest’uva sono piuttosto fragili e danno risultati accettabili e da spendere sul mercato esclusivamente nelle due sotto zone. Spero di sbagliarmi, ma ho la sensazione che la predica sarà questa. Anche se mi piacerebbe, invece, che fosse un altra. Una cosa del tipo: cari viticoltori lagarini da oggi Maso Romani è la casa del Marzemino, da oggi è la vostra casa. Di tutti. E insieme ripartiamo da disciplinare con una riforma condivisa.
Non so chi siano i fortunati e selezionati interlocutori che Cavit ha scelto per annunciare la sua progettualità. La sola cosa che so, per sicuro, è che questo blog non è stato invitato all’incontro. E nemmeno al buffet.
Eppure il piccolo mondo di uomini e di donne che gira intorno a questo diario digitale, da molto tempo si occupa di queste cose: di Marzemino e di Maso Romani. Negli anni è stato l’unico luogo dove si sia sviluppato un minimo di dibattito, a volte acceso, a volte polemico, a volte perfino fastidioso, ma sempre trasparente e costruttivo, attorno a questi temi. Ma nessuno di noi, nessuno di questo blog, è stato invitato. Non so se questo sia un cattivo segno. O un buon segno.
Mi limito a registrare questa esclusione dolosa. Anche dal buffet. Evidentemente non siamo riusciti ad accreditarci nemmeno fra il popolo delle cavallette.