prosecco doc

Bella la vita e la vitalità dei blog (quelli come il nostro).
Capita, per esempio, che si pubblichi una nota stampa e succeda che i lettori interagiscano, smentiscano, sbugiardino, si interroghino. Discutano. Si prendano per i capelli. Se c’è bisogno di prendersi per i capelli. E capita, a volte, che piano piano ci si avvicini alla verità. E’ il bello dell’informazione digitale condivisa. Come quella che si fa ogni giorno sul nostro blog.

Qualche giorno fa pubbicammo un comunicato stampa sulla familiarità degli italiani con il Prosecco, un’indagine sostenuta da un sondaggio SWG. Il post innescò una discussione, in realtà nemmeno tanto animata, che metteva in dubbio la verosimiglianza dei numeri proposti dal Consorzio Prosecco Doc/SWG. Qualcuno sorrise, qualcuno fornì numeri differenti. Qualcuno ironizzò.
Oggi pomeriggio l’ufficio stampa del Consorzio – che evidentemente segue con attenzione e diligenza i percorsi della sua comunicazione digitalie – ha inviato al blog una gentilissima puntualizzazione (che pubblico di seguito), circa la metodologia utilizzata dal  sondaggio. Spiegazioni da cui si evince che, probabilmente, hanno ragione loro.
Propondo questa interlocuzione, fra il blog e uno dei consorzi più potenti d’Italia, come un buon esempio di informazione condivisa e dialettica.
A chi fa informazione (informazione, non comunicazione), sono convinto, competa il compito di sottolineare le fragilità e le contraddizioni, ed eventualmente le menzogne e le manipolazioni, del potere e dei potenti (in questo caso del vino). Ai potenti, eventualmente, spetta il diritto di fornire spiegazioni, di chiarire, di fornire elementi a giustificazione delle loro azioni e delle loro dichiarazioni.
E’ quello che accaduto, oggi, con il Consorzio del Prosecco Doc. Un buon esempio di informazione digitale condivisa. Quello che, invece, sistematicamente non accade con le istituzioni del vino trentino. Troppo occupate a cantarsela e a suonarsela fra di loro per avere anche tempo, e voglia, di confrontarsi con il resto del mondo.

Vuoi vedere che i prosecchisti sono più avanti dei nostri immeritati e immeritevoli amici trentodocchisti?

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Gentilissimo,
grazie dell’attenzione che ci ha voluto riservare nel riprendere il nostro comunicato stampa.
Ho notato che tra i commenti generati dalla notizia si evincono dei dubbi circa la validità dei nostri dati. Ho voluto approfondire e giro a Lei le informazioni che potrebbero fugare ogni legittima perplessità con preghiera di volerla utilizzare nel migliore dei modi.
Lascio quindi decidere a Lei come gestire la risposta racchiusa nelle seguenti poche righe:

Istat calcola i consumatori di vino partendo dagli 11 anni in su. l’indagine svolta da noi è stata fatta su un campione di Maggiorenni.

L’obiettivo di Istat è quello di verificare il tasso di penetrazione delle bevande alcoliche.

L’istat suddivide le persone per soggetti che bevono abitualmente vino e quelli che lo bevono saltuariamente.

L’indagine che abbiamo fatto noi, invece, considera, in termini ampi di consumo, tutti quelli che bevono, anche solo nei giorni di festa (magari spumanti o Prosecco).

Quindi le differenze che poi determinano il lieve scostamento (da 80-82% a 87%) sta in questi tre fattori:

1) SWG considera tutti i bevitori (perché alla fine sono sempre bottiglie e bicchieri che si vendono, anche se a persone che bevono solo alle feste o ai compleanni)
2) SWG considera anche le persone che non bevono vino, ma capita loro di bere qualche bicchiere di spumante. Le persone che di solito non bevono vino, ma bevono spumanti (magari anche solo negli eventi o in alcune occasioni) alla domanda se bevono vino rispondono no, se gli chiedi se bevono spumante rispondono sì. Questi due dati vanno uniti, non possono essere lasciati disgiunti.
3) SWG considera i dati dei maggiorenni; è evidente che il dato istat risulta più basso perché tra i minorenni la quota che consuma vino è inferiore e quindi abbassa la media.

a disposizione per eventuali ulteriori informazioni
un cordiale saluto