Quotidiano L'Adige 2 febbraio 2016
Quotidiano L’Adige 2 febbraio 2016

E’ curiosa questa terra oscura orfana di principi e forse anche di vescovi. Nei giorni scorsi, al termine di un delicato lavoro di ricerca, Trentino Wine è finalmente riuscito a pubblicare alcuni numeri sulla produzioni  storica della Doc TRENTO. Destando una certa curiosità e un certo interesse (e anche qualche plauso) fra gli addetti ai lavori professionali.
I numeri sono numeri e non sono né buoni né cattivi. E quelli della denominazione TRENTO, tutto sommato, non sono da buttar via. Anzi.
Ma, come hanno risposto le cosiddette istituzioni? Anziché provare a partire da qui, da questi numeri – che, ripeto, non sono da buttare – per provare ad intavolare un ragionamento, anche un ragionamento di prospettiva, hanno preferito rispondere facendo filtrare sulla stampa, che chiaramente fa il suo lavoro e li ha pubblicati, i numeri di vendita presso il canale GDO. Dai quali si deduce che la DOC TRENTO rappresenta almeno il 50 % del metodo classico venduto nella grande distribuzione. E’ una buona notizia questa?  A parte che non è da ieri che la nostra DOC spopola in GDO (è un fenomeno noto da parecchi anni e certificato dalle indagini di posizionamento commissionate da Camera di Commercio – per esempio qui -), ma poi siamo sicuri che la leadership nella grande distribuzione, dove si deteriorano le marginalità e si appanna la reputazione, sia una cosa buona per un prodotto di nicchia – 7 milioni di pezzi – come il metodo classico nostrano? Non so, vedete voi.