Qualche giorno fa, a San Michele all’Adige, è stato dato l’ultimo saluto alla 99enne Teresa Bonelli nota, nella cerchia di compagni e amici, come la Teresina, moglie dell’indimenticabile Ferdinando (Mario) Tonon. Chi ha avuto il piacere di conoscerla non farà fatica a riassumerne l’esistenza in una sola parola: la dolcezza fatta persona.

Infatti, la sua naturale bellezza e dolcezza nella parlata furono le scintille che fin dal ‘43 accesero il cuore dell’uomo prestato al mondo vitivinicolo e che fu uno degli ultimi protagonisti/testimoni di una vicenda, quella dell’antifascismo e della Resistenza, che ha segnato profondamente la nostra terra.

Si dice che accanto a un grande uomo ci sia sempre una grande donna e questo pare proprio il caso dei coniugi Tonon. Tutto emerge dall’autobiografia che il nostro, sul far dei suoi 90 anni, stese per i familiari e per un gruppo di compagni/amici in ricordo di una vita spesa a combattere per ideali che oggi appaiono lontani, ma che restano pilastri della nostra libertà.

Nessuna prosa può eguagliare il sentimento d’amore direttamente espresso dal protagonista: “Bastarono alcuni incontri per sentire amore uno per l’altro, per innamorarci. Gli incontri sempre più frequenti e appassionati fecero il resto. Consapevole dei rischi anche estremi che potevano derivare dalla mia partecipazione attiva alla Resistenza usai prudenza nei nostri piacevoli incontri. Superato con la Liberazione il periodo clandestino anche il nostro rapporto assunse esteriormente il carattere di fidanzamento. Le difficoltà del dopoguerra, aggravate dalla perdita della casa e dei relativi beni, e dall’intenso impegno politico derivato dalla campagna referendaria per la Repubblica ritardarono il nostro matrimonio fino alla avvenuta proclamazione della Repubblica: l’8 giugno 1946. Decidiamo in omaggio alla tradizione prevalente di sposarci in chiesa nel paese natìo. L’arciprete don Banaletto, che allo scopo incontriamo nella canonica parrocchiale di San Michele a/A, ci dichiara che non può celebrare il matrimonio, in quanto io sono comunista. C’è ne andiamo dichiarando che noi ci sposeremo, nella data già stabilita, in Comune. Pochi giorni dopo ci raggiunge dicendoci di aver chiesto e ottenuto dal Vescovo l’autorizzazione al nostro matrimonio, ma senza Messa. Pazienza!”

Il viaggio di nozze fu a Merano, attraverso la Val di Non e la Mendola, a bordo di una vecchia 500 Fiat – preda bellica – guidata dal compagno e collega di lavoro Giovanni Parolari. (…) Adesso anch’io ho una famiglia, nella quale ho piena fiducia e nella quale vedo la cellula fondamentale della nostra società civile. Ne sento il peso. Siamo entrambi determinati a costruirla nel modo migliore. Lo stipendio, 16.000 lire mensili, sono appena sufficienti per vivere grazie alle economie della moglie. Ma ci bastano. D’altronde, di necessità dobbiamo fare virtù. Quello che conta è che ci amiamo e ci comprendiamo sempre di più; amiamo, ognuno, il nostro lavoro e ci sentiamo uniti e preparati nel superare le difficoltà ai momenti non sempre facili della vita quotidiana.”

Il matrimonio fra Mario e Teresa sarà allietato dall’arrivo di tre figli, Pina, Erica e Claudio, quest’ultimo approderà nel 1980 alla segreteria del Comitato Vitivinicolo Provinciale. Un posto che dall’inizio degli anni ‘50 aveva visto protagonista assoluto il papà, uno dei grandi padri anche della vitivinicoltura locale. Scenari spesso agitati e inframezzati da periodi più sereni. 

Ecco, piace ricordare che a quella serenità contribuì non poco con la sua naturale dolcezza la figura di Teresa, moglie e madre esemplare, che ora ha raggiunto il suo Mario. Mano nella mano, lungo filari infiniti.