Nemmeno oggi arrivano buone notizie dal fronte dello scontro che si sta consumando all’interno del mondo del vino trentino. La cattiva notizia, tanto per cambiare, arriva dai soggetti istituzionali, dall’assessorato all’Agricoltura e dalla Camera di Commercio, che ieri hanno deciso di confermare la rassegna enologica del Buonconsiglio. Accompagnando questa decisione (legittima) con l’annuncio che, comunque, alla 75° Mostra del Vino Trentino parteciperanno cinquanta aziende di cui venti vignaioli indipendenti, in libera uscita rispetto alle decisioni assunte all’unanimità dall’assemblea plenaria dell’associazione di Balter. Un annuncio che ha il sapore minaccioso della prova di forza. Non sappiamo se i “venti” dissidenti ci siano davvero, Dalpez (quello che qualche mese fa sentenziava che i nostri cugini altoatesini “sono ottimi promotori di prodotti mediocri”) e Mellarini (quello che ancora oggi suggerisce di “fare squadra”), si sono ben guardati dal fare nomi e cognomi. Ma questo non importa. Quello che importa, invece, è altro: i soggetti istituzionali sono caduti di nuovo nella trappola della prova di forza. Invece di scegliere la via del dialogo e della negoziazione (perché quando qualcuno protesta magari uno straccio di ragione potrebbe pure averla), invece di riappropriarsi di una posizione attiva di neutralità fra le parti (perché questo è il ruolo della politica nella gestione del conflitto), hanno deciso di adottare il metodo infallibile (?) ma cruento del “divide et impera”. Anche se, naturalmente – come direbbe l’assessore all’Agricoltura – l’obiettivo rimane l’unità del mondo del vino trentino e la capacità di fare squadra. Ma questo, appunto, un obiettivo, buone intenzioni per il futuro. Intanto, nel presente, si va avanti così, dividendo e dimezzando le squadre degli altri.