Rovereto (TN), ore 19 di un pomeriggio al tramonto. Fra una riunione e l’altra trovo il tempo per un aperitivo. Mi siedo nel dehor ancora assolato di uno dei locali piu glam della città, in centro storico. Sfoglio IL Manifesto, passa un amico avvocato, lo saluto. Ha fretta e se ne va. Finalmente arriva la cameriera, una ragazza accigliata e dal fare professionale. Mi chede cosa desidero. “Vorrei un metodo classico, cosa avete?”, gli rispondo io. Lei per un attimo resta immobile, mi fissa, poi con aria frastornata mi chiede: “E’una miscela di caffè?”. Mi alzo, saluto e me ne vado. Via. Incontro alla mia prossima riunione.

Quando esco è già tardi. Sono insieme ad una bella e giovane signora e insieme decidiamo di andare a cena.  Scegliamo il ristorante Novecento, di Corso Rosimini. Marco Zani, patron del locale e vignaiolo bio di  Castel Noarna, ci accoglie con la solita amicalità. E ci suggerisce di assaggiare una delle sue “meravigliose pizze”, così dice lui. Accettiamo la sfida: pizza al Novecento, più eccentrico di così si muore. La pizza arriva, la assaggio e devo dire che sì: la pizza è davvero meravgliosa. L’impasto è inusuale, leggerissimo, la consistenza fragrante e pastosa. La stracciata pugliese con cui è condita è una roba da leccarsi i baffi (e la barba). Ci spiega, sempre Marco, che usa farine italiane bio, che usa pasta madre,  che l’impasto viene lavorato tre giorni prima e poi messo a riposare. E che gli ingredienti sono sempre freschi. Il risultato, garantisco (e garantisce anche la signora che era con me), è emozionante. Per davvero. Accompagnamo la pizza con il metodo classico di  casa: Blanc de Blanc Dolomiti – Castel Noarna. Una ficata, abbinamento perfetto. Il vino è come me lo ricordavo: fresco, balsamico al naso e in  bocca. con un finale quasi perfino mentolato. Una sensazione di pulizia che lascia attoniti. Come la pizza. Insieme, pizza e Blanc de Blanc (e pure Marco) ci salvano questa serata roveretana che era partita, classicamente, malissimo.

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