elvio fronza
foto by http://ftcoop.opencontent.it/

Da qui a qualche giorno, il 27 febbraio, i soci dell’organo di autogoverno del vino trentino, il Consorzio, si riuniranno in assemblea. Sarà l’ultima presieduta dal presidente Elvio Fronza. Il suo mandato, infatti, è in scadenza. E molti tirano un sospiro di sollievo. Il vecchio avvocato, infatti, in questi anni ha provato, per la verità senza riuscirci, ad interpretare un ruolo di equidistanza rispetto ai colossi cooperativi. Lui stesso è presidente di una coop, la Cantina di Trento. Ma quella di Trento è una coop un po’ speciale. E anomala. Intanto perché la sua base è sociologicamente differente rispetto a quella delle altre sociali del Trentino: ha un profilo più borghese che rurale, più aristocratico che contadino. Ma poi, soprattutto, Cantina di Trento possiede un braccio armato commerciale, Concilio SpA, che le consente di muoversi con una discreta autonomia e indipendenza rispetto al consorzio di Ravina. Una posizione di vantaggio che, in qualche maniera, ha consentito al vecchio avvocato dalla lingua forbita di provare, almeno di provare anche se poi non ci è quasi mai riuscito, a tenere la barra dritta. Cosa che gli ha procurato parecchie inimicizie e molti grattacapi. Ma molti grattacapi li ha procurati anche lui al suo consorzio di riferimento. Il che è un merito. Senz’altro un merito.
Non gli ho mai risparmiato critiche, in passato. Ma ora che se ne va, mi pare di poter dire che forse, dato il contesto, era il miglior presidente che consorzio vini potesse avere.
La sua epoca è finita. Chi sarà il suo successore? Per ora non si sa. Da mesi circola un nome: quello di Bruno Lutterotti. Uomo di strettissima osservanza cooperativa: presidente di Cantina Toblino, vicepresidente di Cantine Palazzo e di Cavit e membro del cda di Consorzio. Sarà lui il nuovo presidente? O questa volta la mano passerà a Mezzacorona? E poi cosa deciderà di fare la minoranza delle minoranze, quella dei vignaioli? Cercherà l’accordo con una delle parti? O troverà il coraggio di abbandonare il tavolo (assemblea) per aprire la strada ad un’esperienza di protagonismo autonomo e non connivente? Oppure resterà impassibilmente in silenzio? Pazientiamo sino a fine mese e avremo le risposte. Intanto salutiamo affettuosamente il vecchio avvocato, che almeno in questi anni, nonostante l’età, ha portato una boccata di ossigeno, e anche di personale simpatia, dentro le grige stanze di palazzo TuttaFrutta.