E’ un giorno di resurrezione. I cristiani, intortati dalla storiella di gesù, la chiamano Pasqua. Le persone ragionevoli la chiamano primavera, ritorno alla vita e al sole. Dovrebbe essere una giornata solare di pacificazione, ma siccome io sono un bastian contrario e mi piace rompere le uova nel paniere, cerco di interrompere il cerchio magico di questa giornata e provo a seminare qualche grappolo d’odio, qualche grappolo d’ira. Un po’ di furore.

Dunque, in questi giorni, in questi mesi, in queste settimane, i poteri oligopolistici che dominano con la frusta dei padroni del vapore la vitivinicoltura trentina, stanno progettando una rivoluzione conservatrice. Reazionaria. Lo stanno facendo agendo su due livelli, su quello locale e su quello interregionale, agendo sul disciplinare DOC TRENTINO e il disciplinare DOC delle VENEZIE.

Non entro, ora, nel merito delle scelte disciplinari dettate dal management cooperativo internazionalizzato. Ne ho già scritto, fino alla noia, nei post precedenti.

Ma, osservo che questo processo reazionario e veteropadronale, sta passando silenziosamente sopra la testa dei sette mila e rotti viticoltori cooperativi che compongono la trama produttiva e vitale dell’industria del vino trentino.

In questi giorni, in questi mesi, in queste settimane, non ho trovato uno, dico uno, socio cooperativo che fosse informato di quello che sta capitando, che fosse stato, non dico, chiamato a decidere e a votare, ma che fosse stato almeno avvertito che da domani cambierà la sua vita, il suo modo di interagire con la terra, il suo modo di lavorare e di guadagnare. Forse in peggio o forse in meglio. Ma è la loro vita che cambierà, non quella dei capataz cooperativi. Eppure di questo cambio sostanziale che interverrà sulla loro vita concreta i soci cooperativi non sono stati informati. Come sempre, sono stati dolosamente esclusi da un processo decisionale agito irrimediabilmente al vertice e dal vertice.

Il meccanismo della democrazia rappresentativa (borghese e cooperativa), anche questa volta, sembra precipitato dentro un cortocircuito suicidiario, che si definisce esclusivamente attraverso la categoria del dominio e della dominazione sociale.

E allora non restano che grappoli d’odio e grappoli d’ira. Da scagliare con furore contro il potere. Cooperativo.

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Un regalo di Pasqua per i nostri lettori – John Steinbeck – Furore (The Grapes of Wrath)