Fra una settimana si apriranno le porte di Vinitaly. E come ogni anno da consorzi, aziende e istituti di ricerca, filtrano i numeri di un successo proclamato, che ogni anno si ripete uguale a quello precedente.

Vale anche per il nostro TRENTO. Ieri sulla stampa locale sono comparsi i numeri della produzione 2015. Immagino frutto dell’elaborazione di quel trasparente meccanismo autocertificativo che a palazzo Trauttmansdorff hanno chiamato Osservatorio: in sostanza le aziende compilano un questionario e lo inviato ad un notaio, il quale tira le somme e fornisce il dato aggregato ad Istituto Trento Doc. Lo chiamano Osservatorio. Lo chiamano.

Comunque, i numeri forniti dal presidente Zanoni (a proposito come è andata, presidente, l’ultima assemblea dei soci?. Ok, ok..non sono fatti nostri, sono affari vostri), sono questi: il venduto ammonta a 7 milioni e 300 mila bottiglie, il 20% finisce all’estero. Il prezzo franco cantina sfiora gli 11 euro a bottiglia, quasi 15 euro/litro. I prezzi all’origine sono cresciuti dell’11%, grazie all’exploit di Millesimati e Riserve. Al supermercato, che fino ad un anno fa costituiva il canale prevalente di smercio della TRENTO, noi continuiamo a vedere i due brand aziendali che da soli valgono l’80 % dei volumi posizionati su prezzi finali compresi fra i 6 e i 13 euro. È evidente che stiamo guardando gli scaffali sbagliati. 

Non ci resta che fare i complimenti a questo manager cooperativo venuto dalla Padania, che è riuscito a posizionare la denominazione Trento al vertice della piramide di prezzo delle più prestigiose doc nazionali: Barolo, Amarone e Brunello. E oramai in prossimità dello Champagne.

Va bene così.