Non so se il biologico (certificato) sia un valore. Il dibattito mi pare sia aperto. Almeno nell’ambito del vino, dove molti produttori di prestigio e di reputazione hanno scelto altri strumenti per garantire la salubrità dei loro prodotti presso i consumatori (mi viene in mente la scelta di VINNATUR).
Ad ogni modo, ieri,  l’assessore all’Agricoltura (e al Turismo) della Provincia di Trento, Michele Dallapiccola, ci ha informati con il consueto entusiasmo che il Trentino ha vinto la sfida del biologico con l’Alto Adige per 2 a 1. Anche in questo caso non so se questo sia un valore. Perché, dove è forte un marchio territoriale, come lo è quello sud tirolese, probabilmente anche il marchio Bio (certificato) perde di peso specifico e di significato:   il concetto di salubrità del prodotto, infatti,  viene riassunto e comunicato dalla sintesi iconica e suggestionante del marchio locale.
Quello che invece so per certo, è che quando un vino entra in maniera organica e sistemica nella piattaforma di promozione e di commercializzazione della GDO, quel vino perde appeal territoriale e capacità di esprimere reputazione. Inoltre l’ingresso  strutturato di un prodotto nel circuito della grande distribuzione è anche indice di una riduzione consistente delle marginalità reddituali alla produzione. Il valore intrinseco del prodotto unitario si riduce e il business (soprattutto per il circuito distributivo) viene assicurato dalla moltiplicazione massiva della merce. In sostanza si guadagna meno sul singolo prodotto, ma si guadagna di più grazie all’espansione dei volumi. E a questo punto mi chiedo, e chiedo alla politica, se oggi il problema del piccolo Trentino, con le sue esigue produzioni territoriali, siano i volumi o i valori (anche qualitativi)?
Nemmeno il Bio (certificato) è in grado di resistere alla forza prorompente di mercificazione indotta dai meccanismi della GDO. E la capacità di creare reputazione territoriale presso i consumatori  è inversamente proporzionale alla trasformazione del prodotto agricolo in merce da supermercato. Del resto, sempre restando sul vino, numerose denominazioni (DOC) certificate con il bollino europeo Bio oggi sono già disponibili al consumo a meno di 2 euro a bottiglia. Capisco che questo possa essere l’obiettivo, legittimo e naturale, della Grande Distribuzione. Non riesco a capacitarmi, invece, del fatto che questo sia diventato anche l’obiettivo della politica agricola trentina.
La chiudo qui, perché siamo in clima di ferragosto. E perché non mi va di litigare di nuovo  con l’assessore Dallapiccola, che è uomo che stimo affettuosamente, anche se non mi piace vederlo schierato, sempre più spesso, dalla parte dei potenti e dei gruppi industriali e sempre meno accanto ai contadini e agli agricoltori. Però mi permetto un’ultima noterella. Scorrendo le foto scattate ieri al supermercato noto che la fabbrica dei marchi della Provincia di Trento non si ferma mai: è nato – o almeno io me ne accorgo solo ora – anche il marchio Trentino Locale. Ma scusate tanto, ma che bisogno c’è di qualificare il nome proprio Trentino con l’aggettivo locale? Ma perché, qualcuno pensa che il Trentino sia globale? Qualcuno sospetta che ci sia anche un Trentino universale? Galattico? Interspaziale? Non riesco a capire se si tratta di provincialismo o di delirio di onnipotenza. Non so, qualcuno mi spieghi. Temo, però, che a forza di marchi su marchi, si finisca per confondere sempre più la testa e le idee, già confuse almeno per quanto riguarda il Trentino, del consumatore.
————————–

COMUNICATO STAMPA PAT
Dallapiccola: “I produttori biologici devono collaborare tra loro. Il Bio trentino al 5,6 per cento, il doppio rispetto all’Alto Adige.”
Il bio trentino avanza anche nella Grande Distribuzione
E’ un buon momento per il biologico in Trentino: le produzioni agroalimentari biologiche, dalle farine al miele, dai formaggi ai salumi, dai prodotti orticoli alle erbe officinali, stanno sempre più conquistando segmenti di consumo e visibilità nei punti vendita. Anche quelli della Grande Distribuzione, sempre più attenta a presidiare una nicchia di consumo in crescita ed a valorizzare il territorio, le risorse e le piccole aziende agricole che in Trentino “fanno” il biologico. Un esempio è il progetto “BIO Trentino” del Gruppo Poli, presentato stamane in anteprima presso uno dei suoi punti vendita, l’Iper Poli di via Gemma De Gresti. Alla presentazione dell’iniziativa, che gode del sostegno della Provincia che ha concesso a Poli l’utilizzo del marchio territoriale “Trentino”, anche l’assessore all’agricoltura Michele Dallapiccola.

“La produzione biologica prospera nelle nostre vallate – ha spiegato il direttore generale del gruppo, Mauro Poli – e molti sono ormai i produttori che producono referenze bio in svariate categorie merceologiche, tutte di ottima qualità. Spesso, però, si tratta di piccole realtà poco strutturate per la vendita ma di fondamentale importanza per diffondere una cultura dell’alimentazione di qualità e un consumo consapevole. A loro offriamo la nostra competenza commerciale, un supporto nella comunicazione e presentazione dei prodotti in negozio, servizi logistici di raccolta, stoccaggio e distribuzione dei prodotti sulla rete di vendita, una remuneratività certa e una garanzia di fatturato che consente loro anche di fare nuovi investimenti.”

Il valore dell’iniziativa è riconosciuto dalla stessa Provincia autonoma di Trento, che ha accordato al progetto del Gruppo Poli il marchio “Trentino”, qui associato al logo “Locale”. Le aziende che hanno aderito al progetto sono ancora un ristretto numero (7, ma altre 4 si aggiungeranno nelle prossime settimane) e 120 sono le “referenze” (prodotti) in vendita; le categorie sono quelle dei trasformati tipici del Trentino (passate, sughi, succhi, salse) ma ben presto si aggiungeranno anche i prodotti freschi.

Anche l’assessore all’agricoltura Michele Dallapiccola saluta con grande favore l’apertura della nuova piattaforma di vendita del biologico. “Si tratta senza dubbio di una opportunità interessante che raccoglie un indirizzo di mercato. Rispetto alla realtà nazionale, il Trentino vanta una produzione biologica pari al 5,6 % della produzione agricola complessiva, una percentuale che è circa il doppio rispetto a quella del vicino Alto Adige, a dimostrazione che in Trentino c’è grande sensibilità rispetto a questo modo di produrre, che non è comunque l’unico rispettoso dell’ambiente e della sostenibilità: dobbiamo infatti ricordare il grandissimo passo che, grazie a FEM, Apot ed ai nostri produttori, è stato fatto rispetto al sistema di lotta integrata che ci pone assolutamente all’avanguardia a livello nazionale.”

La presentazione dell’iniziativa lanciata dal Gruppo Poli è stata anche l’occasione per l’assessore Dallapiccola di ritornare sull'”emergenza” peronospora: “Al di là delle polemiche e del disagio che le fitopatie hanno generato in questo periodo va ricordato che se queste esistono è perché qui si è praticato un modo di coltivare rispettoso della natura che comporta purtroppo, oltre al fatto di avere buoni prodotti, anche la sopravvivenza di qualche specie che può essere nociva e contro la quale si sta cercando di combattere in modo soft e sostenibile. L’invito ai produttori biologici trentini è quello di collaborare tra loro, in varie forme, per cogliere le opportunità di un Trentino molto segmentato anche dal punto di vista logistico e che ha bisogno di momenti aggregativi come questo”. (c.z.)

Immagini a cura dell’Ufficio Stampa