martinelli charmat d&D

Riprendo l’immagine che ho pubblicato in fretta ieri notte nel breve post Charmat Gradisca.

La riprendo perché veder comparire lo spumante d’autoclave prodotto da una piccola azienda artigianale del Basso Trentino, la Albino Martinelli di Chizzola di Ala, nel parco che circonda il mitico e monumentale Grand Hotel di Rimini, che fece da scenografia ad una delle più belle, secondo me, pellicole della storia del cinema, mi ha fatto piacere. Molto piacere. Intanto perché conosco quel vino base Chardonnay trentino (D&D – Spumante Brut, si legge in retro etichetta) e lo bevo davvero molto volentieri. Poi perché vedere uno Charmat trentino, collocato in un’ambientazione felliniana come quella del Grand Hotel, mi fa pensare che forse un spazio, un futuro, un orizzonte questa tipologia di vino, in Trentino di solito negletta e relegata nel sottoscala degli entry level da bar dello sport, ce li possa avere. E di questo ne sono convinto. E poi mi fa piacere che un piccolo artigiano – prima di lui, fra gli artigiani, ci hanno provato con ottimi risultati solo l’amico Valter Salizzoni con il suo pregevolissimo Maybe e pochi altri – lo abbia capito prima di altri e abbia avuto il coraggio di portarlo fuori dal Trentino, in una situazione glam che trasuda di storia, di magia, di eleganza e di stile. E lo abbia fatto senza complessi di inferiorità. A dispetto di chi considera questa tipologia di spumante quasi una seconda scelta. Questa cosa mi piace e trovo che sia qualcosa che assomiglia ad un apertura di credito per il Trentino e per questo metodo.
E il vino come è?

E’ buono, leggero. E’ uno Charmat onesto e ben fatto, con un dosaggio zuccherino, per il mio gusto, forse eccessivo e che lo avvicina all’extra dry. Il colore è paglierino scarico con intensi riflessi verdognoli. In naso è bello di fiori di campo e con una dolce sensazione di pesca bianca. In bocca è gradevole, abbastanza lungo e sprintoso. La bollicina è elegante, davvero sottile e persistente.